Prestava a usura
Un arresto a Como

Prestava denaro con tassi usurai accogliendo i clienti in un ufficio di pochi metri quadrati al 43 di via Volta, in centro Como. Il ragioniere, ex dipendente Aci oggi in pensione, è stato arrestato e trasferito in carcere dai carabinieri con le accuse di esercizio abusivo di attività finanziaria e di usura

COMO Prestava denaro con tassi usurai accogliendo i clienti in un ufficio di pochi metri quadrati al 43 di via Volta, in centro città.
Gabro Panfili, 64 anni, casa e famiglia a Laglio, ragioniere, ex dipendente Aci oggi in pensione, è stato arrestato e trasferito in carcere dai carabinieri con le accuse di esercizio abusivo di attività finanziaria e di usura. L'arresto, che risale a due giorni fa, è conseguenza di un'ordinanza di custodia richiesta dal pm Daniela Meliota e firmata dal gip Alessandro Bianchi, nell'ambito di una indagine che ha fatto registrare anche tre ulteriori denunce, sia pure a piede libero, nei confronti della moglie e delle due figlie di Panfili. Vicenda complessa e delicata: secondo gli inquirenti, l'ex funzionario Aci - che già qualche anno fa era incappato in una analoga "disavventura" per esercizio abusivo di attività finanziaria - prestava somme di denaro a tassi superiori alla soglia del 22%, quella che segna il limite tra il tasso semplicemente alto e il tasso da «strozzino». I clienti identificati sono in tutto 17, di cui otto "usurati" e nove vittime di una attività di credito abusivo: secondo i carabinieri si tratta di un campione eterogeneo di piccoli artigiani, semplici impiegati sovraccarichi di debiti accumulati con banche sempre meno disposte a concedere credito, ma anche di imprenditori sull'orlo dell'abisso. Uno, in particolare, avrebbe ottenuto un prestito di 400mila euro.
Panfili era ben voluto dai suoi clienti. Gli investigatori dell'Arma hanno ricostruito la rete dei suoi contatti scoprendo che molti di coloro ai quali aveva prestato denaro, lo veneravano come una sorta di santo, capitato a restituire loro un po' d'ossigeno. È un dettaglio quasi paradossale, se è vero, come vero, che in tre casi almeno Panfili era riuscito a fare intestare a moglie e figlie (da cui il loro coinvolgimento nell'indagine) le abitazioni di tre clienti inadempienti, per un controvalore complessivo di circa mezzo milioni di euro. L'aver tolto loro la titolarità della casa non era bastato a modificare l'opinione su di lui, forse anche perché, pur subentrandogli nella proprietà, Panfili aveva sempre generosamente concesso loro di restare. Non solo:piaceva perché non faceva troppe questioni se il cliente non pagava la rata mensile. Pagava lui, salvo poi trasferirla in coda al piano di ammortamento, allungando la durata del debito e incrementandone l'interesse. Ieri mattina è stato interrogato in carcere dal gip. Assistito dagli avvocati Davide Monteleone e Marcello Perillo, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ma prima o poi qualcosa dovrà spiegare.
Stefano Ferrari

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