Sul Lario viene espulso
uno straniero al giorno

Extracomunitari, più di un'espulsione al giorno in provincia di Como. Ormai da dieci anni, quando entrò in vigore la legge Bossi - Fini, il nostro Paese applica la misura che l'altro ieri, in un referendum, è stata sollecitata dal 52% degli Svizzeri e dal 60% dei Ticinesi

COMO Extracomunitari, più di un'espulsione al giorno in provincia di Como. Ormai da dieci anni, quando entrò in vigore la legge Bossi - Fini, il nostro Paese applica la misura che l'altro ieri, in un referendum, è stata sollecitata dal 52% degli Svizzeri e dal 60% dei Ticinesi per la sicurezza della popolazione: l'espulsione degli stranieri che commettono reati contro la persona, come omicidi e stupri e contro il patrimonio, come rapine e truffe sulle prestazioni sociali. Non solo. L'esperienza delle zone comasche di confine dice che in Svizzera nessuno può rimanere se è entrato di nascosto. È storia il «ping pong» con i clandestini alle frontiere, negli anni '90, finché fu sottoscritto il trattato di riammissione e, prima dei «respingimenti» dev'essere verificato il Paese dal quale profughi, fuggitivi o malintenzionati hanno fatto ingresso. L'inflessibilità dei nostri vicini in materia di allontanamento delle persone senza titolo o a rischio ha spesso suscitato applausi su questo versante del confine. Ma forse non abbiamo da imparare da altri, visti i dati della Questura di Como, da anni avamposto delle ondate migratorie, perché in buona parte gli extracomunitari hanno sempre considerato la terra comasca come testa di ponte per passare in Svizzera e nel Nord Europa. Ora questo fenomeno è più sfumato; nel frattempo, la Bossi - Fini e le successive modifiche ed integrazioni hanno dettato regole che, come dice il Questore, Massimo Maria Mazza, sono applicate «con equilibrata severità».
I dati: dal primo gennaio al 28 novembre 2010, sono stati espulsi dalla provincia di Como 321 extracomunitari per i motivi più diversi: clandestini, innanzitutto, persone prive del permesso di soggiorno, entrate senza nulla osta nel nostro Paese e che non hanno titolo per rimanere, dunque sono in posizione irregolare. Al soggetto, è notificato l'ordine di espulsione, disposto dal Questore e decretato dal Prefetto e deve rispettarlo nel giro di cinque giorni. Se non lo fa, viene arrestato «per inottemperanza all'ordine del Questore», condannato e dovrà comunque lasciare il nostro Paese. A volte, la pena alternativa alla detenzione o la sanzione accessoria, disposta dal magistrato, è l'allontanamento spontaneo dal nostro Paese. Ma c'è chi non l'accetta: preferisce rimanere in carcere dalle nostre parti, piuttosto che tornare nel proprio Paese d'origine. Dall'inizio dell'anno, 24 extracomunitari sono stati accompagnati al Cie, centro di identificazione e di espulsione, poiché era impossibile, per la Questura, accertare la loro identità e quindi il Paese d'origine nel quale sarebbero dovuti tornare. In 12, invece, sono stati accompagnati alla frontiera, cioè in aeroporto o direttamente nel Paese d'origine, in aereo. L'ultimo di questi casi, sabato scorso, quando un magrebino è stato portato a Tunisi. Per Como, non è una novità assoluta: tra gli espulsi più noti, Azouz Marzouk, famiglia sterminata ad Erba da Olindo Romano e Rosa Bazzi, condanna per spaccio di droga ed allontanamento dall'Italia. Anche l'imam e due collaboratori della moschea di Via Pino, direttamente su disposizione del Ministero dell'Interno per questioni di sicurezza nazionale, erano stati prelevati ed accompagnati di filato all'aeroporto, in un giorno d'agosto, quattro anni fa.
Maria Castelli

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