Amianto in Ticosa 
La gente ha paura

Sono preoccupati ed esasperati. Chiedono soprattutto una cosa: chiarezza in tempi rapidi sui rischi per la salute. All'indomani dell'apertura del processo per l'amianto in Ticosa, i comaschi che vivono nei pressi della zona in cui sorgeva la fabbrica sperano che la vicenda «si chiuda una volta per tutte» e che i giudici «spieghino finalmente cosa è successo».

COMO Sono preoccupati ed esasperati. Chiedono soprattutto una cosa: chiarezza in tempi rapidi sui rischi per la salute. All'indomani dell'apertura del processo per l'amianto in Ticosa, i comaschi che vivono nei pressi della zona in cui sorgeva la fabbrica sperano che la vicenda «si chiuda una volta per tutte» e che i giudici «spieghino finalmente cosa è successo».
Alla sbarra c'è l'impresa che si occupò di triturare le macerie, dopo la demolizione. Quei detriti contenevano amianto crisotilo (l'ha confermato anche in aula la geologa dell'Arpa) e la domanda sulla bocca dei cittadini è la stessa alla base del procedimento in corso in tribunale: «Perché?». Ovviamente in pochi, tra i residenti, ricordano tutti i passaggi dell'intricata vicenda. Ma l'hanno seguita sui giornali e la loro sintesi è efficacissima: «O ha sbagliato chi ha bonificato il terreno prima dell'abbattimento, o hanno sbagliato gli enti che dovevano controllare le procedure, oppure l'azienda che ha smaltito il materiale». In attesa di certezze, l'umore di chi abita o lavora tra via Grandi, viale Roosvelt e via Italia Libera non è dei migliori: «La gente è sicuramente preoccupata, parlo spesso con chi vive nei palazzi qui intorno - spiega Michele Della Torre, al di là del bancone del suo negozio di vernici - I timori riguardano soprattutto la salute, visto che saranno volate in giro le polveri quando hanno triturato le macerie, nel 2007. Ma parlano anche del rischio che questa situazione di degrado si trascini in eterno». La spianata rimasta al posto della Ticosa, in effetti, è sempre più desolante. Il parcheggio semivuoto, i cumuli di rifiuti e di sporcizia dappertutto. La gente si guarda intorno, cammina svelta e spera di non fare incontri poco piacevoli. Parlare di fibre d'amianto con chi transita nei paraggi è come spargere sale su una ferita aperta: «Visto che c'è un processo in corso, speriamo si accertino le responsabilità - dice Davide Campana - Se qualcuno ha sbagliato, paghi. Il problema è la mancanza di cura e di attenzione degli amministratori, nelle piccole come nelle grandi questioni». «Per un po' - aggiunge Ilaria Defilippi - non abbiamo più sentito parlare di amianto e non conosco bene le ultime novità. Ma la preoccupazione aumenta. Non vorrei dover “ringraziare” questa amministrazione per qualche malattia». Davide fra un anno lascerà Como: «E sono sicuro che non sarà cambiato niente, bisognerà ancora fare la bonifica e partire con la costruzione del nuovo quartiere. La parola amianto fa paura, vedremo cosa diranno i giudici». Angelo Fasola abita in via Italia Libera: «Ho votato per questo sindaco, ma i risultati dell'operazione Ticosa lasciano a dir poco a desiderare. In questa zona ci sono tanti problemi e il primo è sicuramente la Ticosa. Bisogna fare chiarezza in modo definitivo sull'amianto, la salute viene prima di tutto». Poco dopo mezzogiorno in tanti escono da messa e si dirigono verso il parcheggio: «L'impressione - commenta Furio Rossi - è che ci sia stata per lo meno leggerezza e una certa sottovalutazione, non è certo un bel segnale. Mia madre vive qui a due passi». L'anziana signora chiede: «Ma noi cittadini cosa possiamo fare?». Lo ripete più volte. Nessuno trova una risposta.
Michele Sada

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