La crisi strapazza Como
Siamo i poveri del Nord

«La ripresa soffia da Nord-Ovest», annuncia Unioncamere. Con l'eccezione di due città, purtroppo, dove invece tira un vento contrario che le ha fatte letteralmente precipitare nella classifica della ricchezza, basata sul reddito pro-capite: una è Biella e l'altra è proprio la nostra, che perde ben venti posizioni

COMO «La ripresa soffia da Nord-Ovest», annuncia Unioncamere. Con l'eccezione di due città, purtroppo, dove invece tira un vento contrario che le ha fatte letteralmente precipitare nella classifica della ricchezza, basata sul reddito pro-capite: una è Biella e l'altra è proprio Como, che perde ben venti posizioni. L'una e l'altra unite nel loro poco piacevole destino da un filo sottile, quello del tessile, settore che nei tre lustri presi in esame ha subito una crisi profonda. Ai dati impietosi, si aggiunge l'altrettanto impietoso confronto con i capoluoghi in rapida crescita, che sono - Rimini in testa - quelli che hanno investito maggiormente sul turismo, una risorsa che Como stenta a valorizzare a sufficienza.
L'indagine di Unioncamere è stata presentata ieri, nel corso dell'assemblea dei dipendenti delle Camere di Commercio che si è svolta a Firenze. Le premesse facevano ben sperare: sarà il Nord-Ovest a suonare la carica della ripresa italiana nel 2011, ha annunciato il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello, con un incremento del Pil 1,6% contro una media nazionale prevista dell'1,3%; non solo: la Lombardia guiderà la riscossa con il dato più alto tra tutte le regioni italiane, +1,8%. Ma le buone notizie, almeno per i comaschi, finiscono qui.
La ricerca passa poi ad analizzare la "ricchezza" dei capoluoghi di provincia. E Como, improvvisamente, si scopre "povera". In una classifica del Pil pro capite che viene definita «sclerotizzata», poiché, nel confronto con i dati del 1995, Milano si conferma capitale economica mentre il Sud continua ad arrancare, il capoluogo lariano rappresenta, suo malgrado, una delle varianti più significative. In quindici anni abbiamo perso venti posizioni, scivolando al 46° posto su 107 province. In soldoni, i comaschi guadagnano in media diecimila euro in meno all'anno rispetto ai milanesi. Il capoluogo lombardo, come detto, è al comando della graduatoria con in Pil pro capite di 36.530 euro nel 2009. Como, invece, si ferma a 26.702. Nettamente al di sotto rispetto alla media del Nord-Ovest (30.259 euro), del Nord-Est (29.764) e persino del Centro (28.215). Siamo scivolati, almeno economicamente parlando, sotto Ancona (una delle città in crescita, +11 posizioni, che le valgono il 25° posto). Non rappresentiamo più un'eccellenza produttiva, ma ci troviamo in linea, o quasi, con la media nazionale, pari a poco più di 25mila euro. Soltanto dal confronto con il Sud e le isole usciamo, si fa per dire, vincitori: in Meridione il Pil pro capite a prezzi correnti (che, per chi non mastica di economia, misura il valore della produzione di beni e servizi rapportati a un determinato anno) è quasi dimezzato rispetto a quello del Nord-Ovest (17.208 euro). Ma va anche ricordato che il calcolo del Pil non tiene conto del costo della vita e un appartamento in tante città del Sud, tanto per fare un esempio, costa la metà che a Como (da 2100 a 3810 euro al metro quadro nel centro del nostro capoluogo, da 800 a 1680 in quello di Reggio Calabria).
Nel complesso, Unioncamere osserva che, nei tre lustri persi in esame, hanno perso posizione le province a maggiore vocazione industriale (in particolare quelle con una concentrazione dell'industria tessile come Biella e Como che perdono rispettivamente 22 e 20 posti) mentre sono salite in graduatoria quelle che hanno puntato sul turismo come Rimini (al nono posto dal 41° del 1995).

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