L'affare dell'ex Ticosa
sul tavolo di tre ministri

Interrogazione della parlamentare comasca Chiara Braga a Prestigiacomo (Ambiente), Fazio (Salute) e Maroni (Interno). «Serve chiarezza su tutta la vicenda e su cosa si farà per tutelare la salute pubblica»

COMO - Il caso amianto in Ticosa finisce sul tavolo di tre ministri: Stefania Prestigiacomo (Ambiente), Ferruccio Fazio (Salute) e Roberto Maroni (Interno). A chiedere interventi e chiarimenti è la deputata del Pd Chiara Braga che ha depositato un'interrogazione sulla vicenda della ex tintostamperia. «Chiedo - spiega la giovane parlamentare - quali attività di controllo e sanzione abbiano svolto i ministeri competenti al fine di evitare il verificarsi di eventi di gravità per la salute pubblica e l'ambiente. E a questo proposito anche quali iniziative i ministri intendano mettere in atto per assicurare la tutela della salute dei cittadini comaschi gravemente preoccupati e impauriti dalla presenza e dal cattivo smaltimento di amianto nell'area del cantiere dell'ex tintostamperia Ticosa, situato proprio nel cuore della città di Como». La Braga chiede anche di mettere la lente di ingrandimento sulla Perego Strade, la società accusata di legami con la'ndrangheta, che si era occupata dell'abbattimento della vecchia Ticosa e, nel dettaglio, «se risultino fondate le notizie secondo cui l'appalto per l'abbattimento e la rimozione dei detriti sia stato affidato a un'impresa oggetto di indagine presso la procura distrettuale antimafia di Milano e quali valutazioni il ministro competente esprima in ordine alle procedure seguite dal Comune di Como a tale riguardo». Nel testo viene ripercorsa tutta la vicenda Ticosa dall'abbattimento del 27 gennaio del 2007 con i fuochi di artificio alla scoperta, il 10 aprile di quello stesso anno (mesi dopo la demolizione), di amianto crisotilo «in una guaina bituminosa macinata insieme ad altri detriti inerti» e ancora dall'ordinanza del sindaco al sequestro dell'area da parte dei carabinieri del nucleo operativo su disposizione della procura». Impietoso, ma reale il quadro conclusivo del testo: «Le due imprese delle operazioni di demolizione dell'ex tintostamperia di Como furono: la ditta Binda, impegnata nella triturazione dei rifiuti del cantiere e oggi sotto processo per l'irregolare smaltimento dei rifiuti derivati dalla demolizione dell'ex fabbrica e la ditta Perego Strade, impegnata nell'abbattimento dell'edificio, trasformata dopo il suo fallimento in Perego General Contractor srl e chiamata in giudizio presso la procura di Milano nel corso di un'inchiesta antimafia svoltasi in Lombardia nei mesi scorsi, per essere diventata una società organica, letteralmente commissariata dalla 'ndrangheta».
Gisella Roncoroni

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