Nuovo dramma in sala parto
Chiesti otto milioni al Valduce

Cordone ombelicale al collo, il bimbo è tetraplegico. I genitori fanno causa all'ospedale: «Gravi mancanze»

COMO - Non vede, non sente, non parla, non è in grado di coordinare movimenti ed è ridotto a uno stato semi vegetativo. Lo chiameremo Marco - nome di fantasia, necessario a tutelarne l'identità - ed è un bambino di due anni che vive in provincia di Como, nato nel dicembre del 2008 all'ospedale Valduce, ospedale che i suoi genitori hanno citato in giudizio. Chiedono otto milioni di euro di danni, forti di una consulenza tecnica che l'avvocato della famiglia, il legale Piarpaolo Livio, ha affidato a Franco Acerboni, milanese, docente di clinica Ostetrica e Ginecologica, in forza alla Mangiagalli di Milano.
Il consulente tecnico - la cui opinione è, in questa fase, l'unica a disposizione, in attesa che l'ospedale disponga eventuali consulenze difensive - dice che le cause dello stato in cui attualmente versa il bimbo sono da ricercarsi in una serie di mancanze gravi da parte del personale che assistette la madre durante il travaglio e il parto. Detto in parole poverissime, il feto si ritrovò con un giro di cordone al collo e andò rapidamente in crisi. Il progressivo peggioramento delle sue condizioni si evince dalla registrazione del battito cardiaco combinato alle contrazioni dell'utero, la cosiddetta cardiotocografia. Il bimbo venne alla luce attorno alle 13.30, ma già alle 8.55, cioè quattro ore e mezza prima, il cuore evidenziava le prime decelerazioni patologiche, segnali che avrebbero dovuto indurre il personale sanitario, sempre secondo il consulente, ad agire con tutt'altra tempestività: «Il tracciato - scrive Acerboni - sembra non visionato né interpretato:eppure è di consueta e comune esperienza pratica assistenziale anche in centri meno qualificati della divisione specialistica del Valduce (...) Si censura come omessa la necessità e la urgenza di praticare il taglio cesareo per interrompere la patologia in atto alle ore 11.30, 11.40. Per due ore si protrasse l'aggravamento patologico fino alla condizione preletale verificatasi alla nascita». Idanni patiti dal bimbo, che dopo il parto fu a lungo rianimato, sono quantificabili nell'ordine del 95% della totale validità psico-fisica. L'ultima certificazione inerente lo stato di salute di Marco, rimasto a lungo ricoverato a Costa Masnaga per una riabilitazione in realtà impossibile, risale allo scorso settembre: sfera neruropsichica compromessa «in modo severo», tetraparesi spastica «con grave ritardo psico motorio, marcato deficit visivo di origine centrale e disfagia (difficoltà a deglutire, ndr): il bimbo necessita di assistenza personale continuativa, nonché di costante trattamento terapeutico riabilitativo». Per il momento l'assicurazione non ha ancora rimborsato nulla. Il processo inizia il 30 marzo. Qualche mese fa la mamma del piccolo Marco ha partorito, di nuovo al Valduce, un secondo figlio, con taglio cesareo programmato. Il bimbo, per fortuna, sta bene.
Stefano Ferrari

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