A Como tralicci selvaggi
Manca un piano da 10 anni

Lo impone la legge regionale del 2001. Due interpellanze al sindaco. Marzorati: bisogna vincolarli ad aree pubbliche, così sono più controllabili

COMO - «I comuni, entro centottanta giorni dall'approvazione della presente legge, provvedono ad individuare le aree nelle quali è consentita l'installazione degli impianti per le telecomunicazioni e la radiotelevisione, attendendosi agli indirizzi formulati dalla Giunta regionale». Di giorni ne sono passati più di tremila, visto che la norma citata è l'articolo 4, comma 1, della legge regionale n. 11 dell'11 maggio 2001, ma un "piano delle antenne" il Comune di Como non l'ha ancora approvato.
Lo denuncia Roberta Marzorati, consigliere comunale della lista Per Como ma anche pediatra attenta agli effetti dell'elettromagnetismo sui bambini, in due delle cinque interpellanze che ha dedicato al tema dei tralicci, sull'onda del "ciclope" in costruzione (bloccata, per ora, dopo l'intervento della Procura e un'ordinanza del dirigente comunale Alessandro Russi) in via Alle Colme, lembo superiore del Comune di Como incuneato nel territorio brunatese. «Il Comune di Brunate già alcuni anni fa - ricostruisce la vicenda Marzorati in una delle sue interpellanze - aveva provveduto, su richiesta da parte dell'Ente, ad inviare al Comune di Como, accanto a una bozza di piano antenne, documentazione relativa alla ditta Integra Spa di Erba, in grado di elaborare, come per il Comune di Brunate, anche per quello di Como, uno studio per l'individuazione di aree idonee sul territorio all'installazione di tralicci». Studio che dovrebbe contemplare i «problemi critici come la presenza di scuole», previsti dalla normativa regionale e più volte sollevati da comitati di cittadini anche sul Lario, «dando nel contempo la tipologia di antenna compatibile (se per radio o telefonia), l'altezza del traliccio e il numero delle antenne posizionabili in ogni singola area».
Seguendo le tracce dello studio sui tralicci nei vari uffici comunali, la Marzorati è arrivata a un nulla di fatto, tant'è vero che in un'altra interpellanza chiede al sindaco «a che punto sia il piano antenne, già pronto in bozza nell'anno 2006». E anche se sia stato effettivamente «fatto uno studio da parte di Integra Spa di Erba, che si occupa appunto di ricercare sul territorio aree idonee alla collocazione di tralicci per trasmissione». In caso di risposta affermativa, la consigliera comunale vorrebbe «averne copia». E vorrebbe anche essere rassicurata circa il fatto che, «parallelamente a quanto adottato dal comune di Brunate», anche a Palazzo Cernezzi «ci sia la volontà di vincolare la costruzione di tralicci a terreni pubblici, così da garantire maggiori controlli».
Il problema delle antenne non riguarda soltanto la zona montana, da via alle Colme alla baita Bondella, dove negli anni scorsi Arpa ha rilevato diversi superamenti del limite precauzionale di emissioni pari a 6 volt/metro, ma anche la convalle e le immediate periferie. In passato lamentele e petizioni per la presenza di tralicci sono arrivate da via Scalabrini, da Monte Olimpino e persino da via Bernardino Luini, in piena città murata. In quei casi Arpa non ha segnalato sforamenti, ma i residenti hanno comunque contestato l'eccessiva, a loro parere, vicinanza rispetto ad abitazioni (via Luini) e scuole (Monte Olimpino), o persino casi di malesseri (labirintiti ed emicranie, in via Scalabrini).
Per Roberta Marzorati, e i consiglieri che con lei hanno firmato le interpellanze (Mario Molteni della lista Per Como e Mario Lucini del Pd), Como non può più fare a meno di un "piano delle antenne". «Aspettiamo la risposta del sindaco - sottolinea la consigliera-pediatra -. Da regolamento dovrebbe arrivare entro 20 giorni dalla presentazione dell'interpellanza. E in gran parte sono passati, visto che la prima risale al 29 novembre».
Pietro Berra

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