La protesta degli studenti
finisce sopra il campanile

No alla Gelmini, gli iscritti a giurisprudenza salgono fino a Sant'Abbondio per esporre il loro striscione. Protestano anche i ricercatori, ma nessuno studente comasco sarà a Roma oggi. Nel mirino c'è «il taglio del 90% delle borse di studio, sostituite da prestiti d'onore che non sono altro che un mutuo che lo studente dovrà saldale all'inizio dell'attività lavorativa» e ancora contestano che il potere decisionale anziché al Senato accademico andrà al consiglio di amministrazione

COMO Ieri mattina sono saliti su uno dei due campanili di Sant'Abbondio e hanno srotolato lo striscione «No al ddl Gelmini». Poi sono andati al terzo piano del chiostro interno e hanno messo un secondo striscione sempre di contestazione alla riforma universitaria che il Senato voterà definitivamente oggi. Il 24 novembre scorso erano stati i ricercatori di Scienze a salire sul tetto della facoltà, in via Valleggio, aderendo alla protesta nazionale. A Sant'Abbondio, cuore della facoltà di legge, non si erano mai viste proteste come avviene in tutto il resto d'Italia. Nessuna occupazione e nessuno stop alle lezioni.
«Poco si è mosso finora nella nostra università - spiega Selene Marsiglia, tra gli studenti in prima linea - anche perché è relativamente nuova, essendo nata solo 12 anni fa. Da un paio di mesi, però, ci stiamo organizzando e, anche se poco, è rivoluzionario per Como. Anziché fare proteste senza contenuto e senza informazione, la nostra vuole essere un'iniziativa con poca protesta e molta informazione». Nel mirino degli studenti c'è «il taglio del 90% delle borse di studio, sostituite da prestiti d'onore che non sono altro che un mutuo che lo studente dovrà saldale all'inizio dell'attività lavorativa» e ancora contestano che il potere decisionale anziché al Senato accademico «andrà al consiglio di amministrazione con il 30% di componenti nominati da esterni nominati e non eletti, con esposizione a interessi politici e lobby economiche».
I ricercatori comaschi (circa 25 a Scienze e una ventina a Giurisprudenza) contestano anche l'abolizione dei «contratti a tempo indeterminato per la ricerca, che si potrà fare solo con tratti a tempo determinato di tre anni più altri tre». Ieri pomeriggio c'è stata, al termine delle lezioni, anche l'assemblea degli studenti: nessuna nuova protesta per la giornata di oggi, ma la contestazione continuerà.

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