Artigiani, 150 richieste
di cassa in deroga

Sono circa 150 le imprese di Confartigianato Como che utilizzeranno la proroga di cassa integrazione in deroga ottenuta nella trattativa con la Regione Lombardia.

COMO Sono circa 150 le imprese di Confartigianato Como che utilizzeranno la proroga di cassa integrazione in deroga ottenuta nella trattativa con la Regione Lombardia. Una proroga breve, di soli tre mesi fra gennaio e marzo 2011, che coinvolgerà circa 500 lavoratori, anche se – dice il responsabile delle politiche del lavoro di Confartigianato Alberto Caramel - «nelle imprese artigiane, quando c'è difficoltà sono coinvolti tutti quindi, in questo caso, anche i circa 150 micro imprenditori per i quali non ci sono ammortizzatori». Dall'associazione fanno sapere che se con le procedure di richiesta non si sarà pronti al primo gennaio bensì, per esempio, a metà mese, poco importa: l'effetto è retroattivo e i tre mesi partono da Capodanno. E, di nuovo, c'è da aspettarsi che le ditte, preoccupate per gli scarsi ordini di inizio anno, firmino la richiesta di cassa e poi in realtà la utilizzino solo a metà. Ma per gli artigiani la vera alternativa alla casa integrazione è il rafforzamento degli enti bilaterali costituiti da sindacati e associazioni: «La cassa in deroga – dice il neopresidente Marco Galimberti – ora deve solo traghettare la situazione verso un sostegno più stabile da parte dell'ente bilaterale, dove gli imprenditori versano contributi economici che, attraverso una gestione autonoma e condivisa sostengano le imprese senza più dipendere dalle decisioni centrali. Ci arriveremo, ci stiamo lavorando in linea con la sede nazionale».
Proroga a parte, il problema è il futuro: «E' verosimile – dice Caramel – che dal primo di aprile la Regione offra due possibilità: o 350 ore di cassa, che messe in fila sono solo due mesi; oppure la concessione di quattro mesi per le aziende che hanno piani di esubero. E va da sé che quest'ultima cosa riguarda le imprese industriali e non certo le piccole artigiane».
Due ipotesi che preoccupano l'intera categoria per la quale, a Como, nel 2010 sono state 486 le imprese che hanno chiesto la cassa per due milioni e ottocentomila ore. Di queste, il 40% riguarda il territorio di Cantù (con le sue industrie del legno) e il 25% il resto del Comasco. Sul totale, la metà degli accordi ha riguardato imprese di Confartigianato. Circa il dato sulle chiusure definitive da aspettarsi per fine dicembre, non c'è verso di ottenerlo: «Confermiamo – dice il responsabile delle categorie Pierpaolo Perretta – il calo fisiologico di artigiani che, raggiunta la pensione, decidono di chiudere». Certo, magari senza crisi non l'avrebbero fatto. «Ci saranno – aggiunge – cessazioni di quelle aziende inconsistenti che alzano il numero di iscrizione in Camera di Commercio pur essendo costituite solo da una partita Iva munita di telefonino. Ma come facciamo a dare un dato quando vediamo che se chiude un mobilificio si moltiplicano sul territorio i singoli montatori di mobili?»
Maria G. Della Vecchia

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