Il vescovo: "Buoni sentimenti
non soltanto il 25 dicembre"

Il Duomo di Como gremito sia per la messa di mezzanotte sia per il pontificale. Monsignor Coletti: "Non siamo qui, oggi, per seguire principi astratti e universali"

COMO - Cos'è mai questo Natale che nel clima più secolarizzato, post moderno e post cristiano, conduce ancora gran parte della gente a fermare uno sguardo sul presepe? E anche a partecipare alla messa solenne e cantata? Questa la domanda che sembra aver attraversato la mente del vescovo Diego Coletti che sia nella celebrazione di mezzanotte che nel pontificale della mattina di Natale, ha sollecitato a «fare un passo avanti nell'incontro con Gesù», ad andare oltre il tradizionalismo, oltre i buoni sentimenti dalla consistenza fragile, dalla durata breve.
«Se mostrassi la mia fotografia di quando avevo 10 anni al primo che passa per la strada, al più direbbe che si tratta di un bel bambino. Ma se quella stessa foto la potessi far vedere alla mia mamma, che mi ha curato e amato fin dalla nascita, pensate quali ricordi, risonanze e profonde sintonie vibrerebbero nel suo cuore». Con un esempio semplice, il vescovo ha messo a tema la percezione e il senso del Natale, ha proposto un test per verificarne la possibilità di reale comprensione: «Siamo qui questa sera per entrare nella logica dell'incarnazione, non per ascoltare un messaggio, per seguire principi astratti e universali» ha affermato indicando il vero fulcro dell'evento celebrato, la possibilità cioè di un incontro vivo e reale con Gesù evocato durante il rito della notte nel «Gesù Bambino» posto con gesto solenne e suggestivo dall'arciprete della cattedrale monsignor Lorenzo Bataloni ai piedi dell'altare.
«Solo chi desidera incontrarlo, conoscerlo, ascoltarlo  e ha imparato ad amarlo capisce che cos'è il Natale» ha  proseguito il vescovo delineando l'attrattiva della vita cristiana che valorizza la libertà umana rinnovando insieme a ogni vicenda personale anche l'intera storia umana. «Questa storia sotto la potente mano di Dio, va avanti se qualcuno è capace di dire di sì... la fede ci permette lentamente e progressivamente di capire chi è Dio» ha suggerito invitando a lasciarsi inondare dalla straordinaria luce che  investe l'esperienza trasformandola profondamente, liberandola da ansie, angosce e disperazione. Lo stesso richiamo, focalizzato sulla centralità del rapporto con Gesù, essenza del Cristianesimo come Benedetto XVI ha evidenziato nella Caritas in veritate, è risuonato la mattina del 25 dicembre in cattedrale quando il vescovo ha nuovamente sottolineato la sorprendente luce portata dal Figlio di Dio che irrompe nella storia facendosi piccolo e umile, rivelandosi nella  prossimità, in una infinita misericordia e in una imprevedibile speranza. «Lasciamoci voler bene da un Dio che parla, che viene e che ci ama».
Laura d'Incalci

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