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Giovedì 20 Gennaio 2011
La Minetti vista dai comaschi
Dalle feste ad Arcore al Pirellone
Il suo posto in consiglio regionale è separato da quello di Nicole Minetti, finita al centro dell'inchiesta sul Rubygate, da un corridoio di mezzo metro. La consigliera che non passa certo inosservata al Pirellone siede anche nella commissione Cultura, di cui lui, Gianluca Rinaldin, è vicepresidente.
I frequentatori del cuore della politica lombarda hanno imparato a osservarla («impossibile non farlo»): mai qualcosa fuori posto nel look rigorosamente griffato ed elegante (c'è chi giura che legge spesso «Chi» e che più di una volta durante le riunioni controlla il trucco). Mai una mise uguale a quella dei giorni o delle settimane precedenti. Spesso al telefono, con il suo iPad, sempre seduta al suo posto (anche se il dibattito dura ore e ore). Mai altezzosa, un sorriso per tutti. Da quando è arrivata al Pirellone è intervenuta un paio di volte in aula: sulle professioni sanitarie e sul randagismo.
«Per me è una collega come le altre - commenta il leghista Dario Bianchi - Qualche volta si scambiano due parole, come con tutti: di solito si parla di più con il proprio gruppo o con i membri della propria commissione e lei non fa parte della mia. Della vicenda che la riguarda non ho nemmeno letto nulla, sui giornali leggo le notizie che mi interessano per il territorio».
Durissimo il capogruppo del Pd Luca Gaffuri: «In questi giorni il consiglio regionale è sulla bocca di tutti. Parliamo di accuse gravissime, ne va dell'immagine di Regione Lombardia. Da anni solleviamo il problema del listino: il consiglio deve mettere mano quanto prima alla legge elettorale. Non è possibile che il listino si trasformi in un casino. La consigliera Minetti garebbe bene a fare un passo indietro per meglio difendersi nella vicenda che la coinvolge, evitando che questa delicata situazione tocchi anche un luogo delle Istituzioni come il consiglio regionale della Lombardia. Alleggerirebbe anche l'imbarazzo di Formigoni e della sua maggioranza».
Giorgio Pozzi, che per il Pdl è anche presidente della commissione Territorio, è decisamente di altro avviso: «La Minetti è a mio giudizio persona degna quanto le altre di stare nel listino, ha conquistato questo suo spazio attraverso un'amicizia diretta con il presidente su cui non mi permetto di dire nulla perché ritengo che il nostro partito, fin dall'origine di Forza Italia, è sempre stato il partito più liberale e libero dell'arco costituzionale. Suggerirei a chi critica di studiarsi la storia». E ancora sulla collega: «Svolge i suoi compiti istituzionali per quanto mi consta con grande dovizia e attenzione; come tutti i giovani ha da imparare, ma ha passione politica. Non capisco tutto questo accanimento perché è nel listino». Solo una battuta sull'inchiesta: «Aspettiamo la fine. C'è un difetto di forma ormai diffuso e, nello specifico, per il presidente Berlusconi, ed è il fatto che ormai i processi non si fanno nei tribunali, ma altrove».
Gi. Ro.
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