Taborelli: il 17 marzo
si lavora e paga doppia

Il presidente di Confindustria fa da apripista ai colleghi: se arrivano gli ordini non possiamo dire di no ai clienti

TAMOIL  Se ci sarà da lavorare, lavoreremo anche nel giorno dell'Unità d'Italia».
A dirlo è il presidente provinciale di Confidustria Como, Ambrogio Taborelli che, a capo di un'azienda tessile forte di 370 dipendenti (250 in Italia, 120 in Romania) si dice pronto a lavorare anche il 17 marzo pur di non perdere il treno delle commesse. «Il modello di mercato – dice – è assolutamente differente dal precedente. Se si vuole restare aperti bisogna lavorare quando c'è richiesta, senza distinzioni. Si tratta di salvare i clienti e, in questo modo, garantire il lavoro in un momento contraddistinto sì da una timida ripresa, ma comunque di forte contrazione. D'intesa con i dipendenti, decideremo in prossimità della festa se lavorare, oppure no. Dipenderà dalle richieste. Personalmente sono fiero di vivere in Italia e mi sento patriota. Per questo, nell'interesse di tutti e dell'economia nazionale, ritengo doveroso lavorare e non perdere competitività di fronte ai concorrenti cinesi, indiani o pakistani. Ciò, anche se bisognerà pagare il doppio i dipendenti. Io sarò lì con loro».
Simile anche il giudizio di Graziano Brenna, esponente del mondo tessile comasco di lungo corso, oggi responsabile di un gruppo da 120 dipendenti. «Il mercato del tessile – afferma – è contraddistinto da momenti di stop and go. E' diventato schizofrenico e, pertanto, si naviga a vista. In questo clima, decideremo solo all'ultimo se lavorare o no il 17 marzo. Il mercato è talmente isterico che lo si capirà pochi giorni prima se ci saranno richieste, oppure no. Se ci saranno, i dipendenti sono d'accordo a lavorare. Purtroppo oggi si lavora così se non si vuol chiudere».

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