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Mercoledì 16 Marzo 2011
Quei bimbi di Cernobyl a Como
che ora sono diventati grandi
Due bambini di Cernobyl sono diventati grandi e si sono laureati in ingegneria gestionale e in ingegneria informatica al Politecnico di Como. Adesso hanno un buon lavoro, si sono stabiliti in Italia, sono belli e bravi: ne parla con orgoglio, ma soprattutto con affetto ed accenti toccanti, Armando Crippa, presidente dell'Associazione "Cassago chiama Cernobyl"
COMO (M.Cast.) Due bambini di Cernobyl sono diventati grandi e si sono laureati in ingegneria gestionale e in ingegneria informatica al Politecnico di Como. Adesso hanno un buon lavoro, si sono stabiliti in Italia, sono belli e bravi: ne parla con orgoglio, ma soprattutto con affetto ed accenti toccanti, Armando Crippa, presidente dell'Associazione "Cassago chiama Cernobyl" ed è una denominazione significativa: già appartenente alla provincia di Como, passato sotto Lecco nel 1995, è il paese che tende le braccia, i bambini di Cernobyl si avvicinano, è un abbraccio che dura da un quarto di secolo, ha formato una rete di bene. Di questa rete fanno parte famiglie comasche, racconta Armando Crippa, fanno capo alla parrocchia di Santa Maria Della Noce ad Inverigo, abitano ad Orsenigo, Alzate, Merone, Erba, Cadorago, Bulgarograsso, per quanto è a sua conoscenza. E' un progetto di ospitalità di minorenni ucraini che rientra negli accordi bilaterali tra Italia ed Ucraina. I primi bambini arrivarono già nel 1986, avevano tanti anni quante le dita di una mano, poco più, poco meno, adesso sono tutti giovanotti e giovani donne. Ma venticinque anni dopo, in estate ne arriva ancora un centinaio, in inverno un po' meno: anche chi è nato dopo, ad anni di distanza dall'esplosione del reattore, potrebbe essere esposto ancora agli effetti dei radionuclidi. <L'unica possibilità per crescere bene – spiega il signor Crippa – è quella di cambiare periodicamente aria, trovare accoglienza ed alimentazione naturale, per rafforzare le difese immunitarie e potenziare gli anticorpi>. Un legame tra il nostro territorio e l'Ucraina che non s'è mai spezzato. <Dai bambini di Cernobyl, allora e oggi, abbiamo sempre ricevuto molto – continua il presidente – è uno scambio di affetti. Conosco il caso di una bambina ucraina, rimasta orfana, adottata dalla famiglia comasca che l'aveva ospitata per un periodo>. C'è chi dice che è questa la lezione dei bambini di Cernobyl: se c'è posto a tavola, c'è posto anche nel cuore.
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