Gabetta, un comasco al comando
dei caccia italiani in volo a Tripoli

Un comasco al comando dei caccia italiani impegnati nella missione «Odissea all'alba». Il colonnello Mauro Gabetta, 41 anni, prima di entrare in Accademia a Pozzuoli, viveva con la famiglia in via Brogeda. Ora comanda i Tornado

COMO Un comasco al comando dei caccia italiani impegnati nella missione «Odissea all'alba». Il colonnello Mauro Gabetta, 41 anni, prima di entrare in Accademia a Pozzuoli, viveva con la famiglia in via Brogeda. Scuole elementari a Ponte Chiasso, medie a Sagnino, superiori alla Magistri Comacini, sempre con un chiodo fisso: fare il pilota. Di strada ne ha fatta. E tanta. Da dicembre è il comandante della base militare Birgi di Trapani, da cui ieri sera alle 20.09 sono decollati i primi Tornado impegnati nella missione in Libia. Impossibile per chiunque, nel clima di tensione di ieri, avvicinarlo. «È difficile anche per noi mantenere i contatti», racconta la sorella Paola, che vive a Cantù. «L'ultima volta - aggiunge - l'ho sentito due giorni fa. Era al comando e la situazione non era ancora precipitata. Ma era impegnato e non poteva parlare. "C'è un po' di fermento, di agitazione", si è limitato a dire. Da allora solo qualche sms. L'ultimo stamattina, per dirmi "stai tranquilla". D'altra parte lui è fatto così: non lascia mai trasparire nulla, anche se immagino che in questi momenti sia un po' preoccupato per la responsabilità che gli è capitata, anche a livello organizzativo. Anche nella vita di tutti è così: una persona tranquilla, serena, che mantiene sempre la calma. Difficilmente perde le staffe, ma quando le perde...». Paola è di grande aiuto nel ricostruire il profilo del comandante Gabetta, uno nato con le idee chiare. La scelta della Magistri Comacini, a indirizzo informatico, non è stata casuale. «Fin da bambino - ricorda la sorella - era affascinato dagli aerei e dalla vita militare. Di più. Voleva entrare in Accademia a Pozzuoli e fare il pilota. Quando fece la visita di abilitazione al Distretto, in un primo tempo, lo volevano scartare. Lo fecero visitare a Baggio dallo psicologo perché non riuscivano a capire perché erano meravigliati che un ragazzino volesse fare il militare a tutti i costi. È andato via da casa a diciott'anni e ha realizzato tutti i suoi sogni». Dopo l'Accademia a Pozzuoli (dove ha conosciuto la moglie Marilena, che gli ha regalato due splendide figlie di 8 e 15 anni) è diventato pilota di F16. Ha prestato servizio un po' ovunque: a Lecce, negli Usa, a Cervia (dove è diventato comandante di Stormo), di nuovo a Pozzuoli (come insegnante all'Accademia militare), quindi a Roma (due anni al Ministero della Difesa) e, infine, aTrapani. Non più tardi di sabato sera, all'Ansa, il comandante Gabetta aveva dichiarato: «Gli equipaggi sono pronti a decollare verso la Libia qualora fosse necessario». Ieri è stato il D-day. La base militare Birgi ha vissuto una giornata cruciale. Che il livello d'attenzione stesse per salire lo si è capito già a metà pomeriggio, quando è stato ufficializzato lo stop ai voli civili su Trapani da questa mattina alle 8.30. Un annuncio che ha preceduto di qualche ora i primi decolli dei Tornado impegnati nella missione in Libia. Il comandante Gabetta, ovviamente, era impegnato a mettere a punto gli ultimi dettagli operativi ed era impossibilitato a rispondere al telefono. In sua vece ci ha risposto un suo stretto collaboratore, il tenente colonnello Gianluca Di Battista, responsabile delle pubbliche relazioni del 37° Stormo: «Il comandante Gabetta? Lui è sempre tranquillo, è fatto così di carattere. E comunque è consapevole del suo compito e delle proprie capacità». Impeccabile, un ufficiale nato. Ma, diplomazia a parte, che clima regnava alla base? Come si vive la vigilia di un'azione di guerra? Di Battista ha risposto con schiettezza: «C'è tensione, un grande senso di attesa. Ma è il nostro lavoro e lo stiamo svolgendo con la massima serenità. Non chiedetemi aneddoti, però. Non mi chiedete di compleanni e di bebè nati alla base. L'attenzione in questo momento è interamente dedicata alla missione che siamo chiamati a svolgere, è già un miracolo se riusciamo a trovare due minuti per chiamare a casa...». Alle 20.09 il primo decollo da Trapani. Anche i piloti italiani sono in guerra con Gheddafi.
Emilio Frigerio

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Eco di Bergamo Da Como ai caccia