Profughi, tre tunisini
se ne sono andati

Non hanno trascorso nemmeno una notte a Como. Tre tunisini che facevano parte del gruppo giunto sabato pomeriggio in città, se ne sono già andati. Poche ore dopo l'arrivo, hanno salutato tutti per dirigersi chissà dove.

COMO Non hanno trascorso nemmeno una notte a Como. Tre tunisini che facevano parte del gruppo giunto sabato pomeriggio in città, se ne sono già andati. Poche ore dopo l'arrivo, hanno salutato tutti per dirigersi chissà dove. Forse in Francia (meta prediletta da quasi tutti i migranti ospitati sul Lario), forse da parenti e amici in un'altra zona del nostro Paese. Intanto, la prefettura fa sapere che non sono attese a brevissimo, nel Comasco, altre persone sbarcate a Lampedusa, ma è presumibile che possano esserci nuovi trasferimenti nell'arco delle prossime settimane.
Due giorni fa erano stati trasportati a Como 23 tunisini, tutti uomini: 11 al centro di accoglienza di via Tibaldi a Tavernola, 5 nella vicina struttura di via Conciliazione e 7 nella casa albergo della Acli in via Domenico Pino, a Camerlata. Ma per alcuni immigrati, come detto, si è trattato di una toccata e fuga. Due hanno subito lasciato il centro di via Conciliazione, uno se n'è andato da via Tibaldi. Sono rimasti in 20, dunque. Chi ha scelto di cercare fortuna altrove, è bene chiarirlo, ne aveva pieno diritto, dal momento che a tutti i tunisini era già stato consegnato un permesso di soggiorno temporaneo (della durata di sei mesi). Prelevati da un centro di accoglienza di Caserta, i migranti erano stati portati - insieme ad altri 180 - a Bresso (Milano) e da lì smistati, a piccoli gruppi, in diverse località della Lombardia.
I responsabili delle strutture comasche spiegano che è filato tutto liscio durante le prime ore di permanenza degli immigrati. E confermano che tre ospiti hanno preferito andarsene subito. In via Tibaldi gli ospiti chiacchierano tra loro, qualcuno si concede una sigaretta sulla rampa che porta all'entrata, altri sono andati al vicino centro commerciale. «È probabile che altri se ne vadano tra qualche giorno», sottolineano gli operatori. Soltanto un ragazzo è rimasto a letto: «Nulla di grave, solo una tonsillite, il medico l'ha già visitato». Atmosfera tranquilla anche alla casa «Ca' Merlata», al civico 6 di via Pino, gestita dalle Acli. La Caritas si è occupata della cena, per pranzo sono state ordinate delle pizze. Gli immigrati ieri hanno trascorso qualche ora di relax nel cortile interno. «Sono tutte persone molto educate e rispettose», assicura l'operatrice della struttura.
Dalla prefettura, nel pomeriggio, spiegano che «per ora non ci sono altri arrivi in vista, non ci è stato comunicato nulla». È comunque «presumibile» che vengano destinati a Como altri gruppi, «in futuro». Ma «non a brevissimo». L'idea resta quella di suddividere i migranti «in nuclei numericamente limitati, presso varie strutture», tanto che «l'ipotesi delle caserme al momento è esclusa». Da oggi, peraltro, è a disposizione per eventuali necessità la Casa dei missionari comboniani, a Rebbio, che potrà ospitare fino a 15 persone. La gestione è stata affidata alla Caritas diocesana e il direttore Roberto Bernasconi ha chiarito: «In caso di nuovi arrivi a Como, siamo pronti all'accoglienza».
Michele Sada

© RIPRODUZIONE RISERVATA