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Venerdì 13 Maggio 2011
Consiglio comunale, tre ore di nulla
Solo insulti, polemiche e nessun voto
Tre ore di battibecchi, insulti, attese di pareri, polemiche senza nemmeno un voto e con il consiglio comunale paralizzato a causa della mole di emendamenti (220) presentati dal consigliere Alessandro Rapinese (gruppo misto) che, durante la seduta di mercoledì sera, ha annunciato la presentazione di ulteriori 212 sub-emendamenti.
Durissimo il capogruppo del Pdl Claudio Corengia: «Prendiamo atto della volontà del consigliere Rapinese di fare ostruzionismo e del fatto che non ha paura di fare battaglie. Il Pdl non accetta minacce da nessuno, tantomeno da chi rappresenta una lista civica che non ha preso neanche il 10%. È evidente che il Pdl non potrà scendere a patti con chi minaccia di presentare in quest'aula centinaia e centinaia di emendamenti bloccando l'attività amministrativa. Faccia pure, non non ci sediamo al tavolo e non siamo interessati a fare politica come lei con minacce continue, insulti. Se dovremo stare in aula 24 ore continuate per una settimana ci organizzeremo e saremo qui, ma non scendiamo a patti con lei né oggi, né domani né mai».
Andrea Anzi (Autonomia liberale) si è detto contrario «agli abusi del diritto» e ha chiarito che il sub-emendamento del suo gruppo altro non è che «legittima difesa in quanto provocati dall'ostruzionismo di un consigliere da cui ci sentiamo di difenderci». Alle 22.45 il presidente del consiglio, tra le polemiche, ha riunito l'ufficio di presidenza per cercare una soluzione. Alle 23.27 è tornato in aula per dire che la discussione sarebbe stata lunga e ha sospeso la seduta. Ieri è intervenuto anche Mario Lucini, capogruppo del Pd: «Il consigliere Rapinese ha tutto il diritto di esporre le prioprie valutazioni e di tentare di convincere gli altri della loro validità; non può però pretendere di “costringere” gli altri ad accoglierle, a qualunque costo. Ha imparato la prepotenza da questo sindaco e da questa maggioranza, che, quando ancora esisteva, non si faceva certo scrupolo di forzare le regole a proprio vantaggio; adesso ha realizzato che si può essere prepotenti anche dai banchi della minoranza. Ma gli atteggiamenti prevaricatori sono sempre un danno per tutti e questa sorta di “dittatura” di una minoranza delle minoranze svilisce il ruolo del consiglio e penalizza gravemente la città».
Gisella Roncoroni
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