Ca' d'Industria, profondo rosso
Passivo record: 630mila euro

Il cda della Fondazione approva il bilancio consuntivo 2010. La colpa del passivo sarebbe soprattutto da ricercarsi nell'esternalizzazione del servizio mensa

COMO - Da questa mattina si conteranno a decine quelli che l'avevano detto. In realtà, per quanto numerose fossero le cassandre, era davvero difficile prevedere una débacle di queste proporzioni: Ca' d'Industria - la Fondazione cui fanno capo le tre residenze assistenziali per anziani di via Brambilla, di Rebbio e di via Bignanico e le due case albergo di via Bignanico e di via Volta - ha chiuso il bilancio consuntivo 2010 con un passivo di 632mila euro. Il rosso, come ha spiegato ieri mattina Romolo Vivarelli, uno dei membri di nomina comunale del cda, e come nei giorni scorsi aveva spiegato ai sindacati anche il direttore generale Roberto Antinozzi, si deve in larga parte al servizio mensa, che nell'inedita declinazione in salsa Fms (l'azienda milanese titolare dell'appalto) ha comportato un aggravio dei costi su base annua di circa 500mila euro. La ragione è quasi grottesca: il contratto (venti milioni per un decennio) è stato calibrato su una fornitura minima di 180mila giornate alimentari - ove per giornata alimentare si intendano tutti i pasti somministrati nell'arco di 24 ore a ciascuno degli ospiti - quando invece ne sarebbero bastati 146mila. Detto in soldoni, la Fondazione paga per 36mila giornate alimentari in più e, a meno di improbabili rescissioni contrattuali, continuerà a farlo per i prossimi nove anni. Il consiglio d'amministrazione, presieduto da Domenico Pellegrino, ha deliberato l'intenzione di rinegoziare il rapporto con Fms (ritenendo meno praticabile la strada di una rescissione, che comunque si tenterà): il cda proverà a  farsi riconoscere il pagamento delle sole giornate alimentari effettivamente fornite, al prezzo pattuito. Basterà?Forse sì, e se non altro per rimettere in ordine i conti, ma in compenso altri problemi potrebbero insorgere: «Temo - ha detto ieri Vivarelli - che una simile riduzione dei compensi possa incidere definitivamente sulla qualità di un servizio che è già peraltro notevolmente peggiorato».
L'ufficializzazione del passivo scatena ovviamente diverse reazioni. Sempre ieri Vivarelli ha suggerito l'apertura di un tavolo di confronto sindacale «per esaminare - ha detto - le problematiche conseguenti a una eventuale rescissione del contratto» ma sulla disponibilità dei lavoratori a trattare qualche dubbio c'è. «Ragioneremo con i colleghi di Cisl, Uil e della Rsu - ha detto sempre ieri Matteo Mandressi, segretario della funzione pubblica Cgil - ma è fin troppo chiaro che il consiglio di amministrazione debba assumersi per intero le proprie responsabilità. Deve essere chiaro a tutti che le conseguenze dell'esternalizzazione di un appalto contro cui i dipendenti si sono battuti a lungo, non possono ricadere oggi sulle loro spalle, come qualcuno ha già prospettato. Nei giorni scorsi il direttore generale ha ventilato l'eventualità di una riduzione dei compensi, di un ridimensionamento delle indennità, di una riduzione del personale in servizio di notte, a detrimento degli ospiti. Non saranno i lavoratori, di cui il cda si è sempre lavato le mani, a pagare le conseguenze di questo disastro».
Lunedì sera in consiglio comunale i dipendenti della Fondazione consegneranno al sindaco un migliaio di firme raccolte tra lavoratori, cittadini, degenti e loro familiari contrari, tutti, all'esternalizzazione della mensa.
Stefano Ferrari
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Eco di Bergamo Romolo Vivarelli