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Mercoledì 08 Giugno 2011
Frontalieri: la Lega "cancella"
la Svizzera dalla black list
Parlamento compatto sulla linea del negoziato con la Confederazione per salvare i ristorni ai comuni e i posti di lavoro
Il testo parla chiaro e impegna il governo a intraprendere un negoziato con la Confederazione «sulla nuova convenzione fiscale, per evitare la doppia imposizione sul reddito e sulla sostanza». Ma anche a tutelare il diritto dei frontalieri «al pari trattamento salariale rispetto ai colleghi svizzeri, affrontando allo stesso tempo, sul piano politico, la minaccia di Giuliano Bignasca, leader della Lega dei Ticinesi, di far licenziare 13.500 frontalieri». E poi al pressing politico e diplomatico «per evitare le doppie imposizioni» e «per mantenere invariata la quota di trattenute fiscali retrocesse dalla Confederazione ai comuni di confine».
«Con questa mozione abbiamo posto l'accento su una questione fondamentale per tutti i Comuni di confine e per questa importante categoria di lavoratori che è nostro dovere difendere, in quanto asse portante dell'economia nella quale operano e pertanto meritevoli di tutela e di assoluta non discriminazione» scandisce il capogruppo del Carroccio Marco Reguzzoni a proposito del via libera alla mozione leghista, che ha puntato soprattutto alla rimozione della Svizzera da quella black list che ha inasprito di fatto la "guerra fredda" di confine. «La nostra mozione – ha aggiunto il comasco Nicola Molteni - è un tassello fondamentale perché siano riallacciati buoni rapporti fra il nostro Paese e la Svizzera. Ci auguriamo che il ministro Tremonti possa dare seguito a quanto da noi chiesto».
In aula ha preso la parola anche il deputato varesino Daniele Marantelli, portavoce degli interessi dei frontalieri come la collega comasca Chiara Braga, e firmatario ad aprile di una mozione del Pd: «Dopo le dichiarazioni deliranti del leader della Lega dei Ticinesi, l'inserimento della Svizzera nella black list e la scandalosa e agghiacciante campagna zenofoba dell'Udc ticinese, eravamo estremamente preoccupati rispetto a un clima che si è fatto via via più incandescente dopo la decisione del governo italiano sullo scudo fiscale». Di qui la richiesta di «riaprire la via del dialogo». Ma anche la necessità di ribadire che «non siamo disposti accettare che vengano colpiti la dignità e la libertà dei lavoratori e i diritti dei nostri comuni».
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