Fargnoli in pensione:
"Lascio una giustizia malata"

Dopotutto 43 anni di professione Beniamino Fargnoli, dal 1968 a Como, prima come pretore e poi per dodici anni giudice del lavoro, lascia la magistratura. Va in pensione.

COMO Se non fosse considerato da tutti un uomo poco incline alle emozioni, si potrebbe essere sicuri di aver notato un fugace luccichio nei suoi occhi. Dopotutto 43 anni di professione sono tanti per poterseli lasciare alle spalle senza un filo di emozione.
Beniamino Fargnoli, dal 1968 a Como, prima come pretore e poi per dodici anni giudice del lavoro, lascia la magistratura. Va in pensione, nonostante la possibilità di lavorare un altro anno: «Ma l'ambiente è cambiato. Troppo. E pensare che se mi avessero voluto fare un dispetto, nella mia vita, avrebbero dovuto impedirmi di andare in ufficio la mattina».
Dunque, giudice, che magistratura lascia? In salute?
Non direi. L'eroico furore a una migliore giustizia purtroppo non c'è tra i giudici, tra gli avvocati, tra il personale giudiziario e neppure nella società.
In cosa potrebbe essere migliore la giustizia?
Nei tempi, ad esempio. Beccaria diceva che la pena dev'essere certa e immediata. Così non è. A me è sempre piaciuta la professione di giudice del lavoro per via del rito previsto dal diritto processuale del lavoro. È una procedura rapidissima perché dalla doglianza alla sentenza la legge dice che devono passare 60 giorni. In due mesi i problemi del cittadino devono essere risolti. Io ho sempre rispettato questi tempi, con 350-400 sentenze ogni anno. Ma in Italia questo non avviene.

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