Un campo profughi
nell'ex orfanotrofio

Letti, tettoie e cucine a gas. Una ventina di immigrati (regolari) vive accampata nell'ex Baden Powell in via Grossi

COMO «Hanno tutti documenti regolari» spiega un vigile urbano mentre sul fornello di un cucinino improvvisato sfrigola il pasto di un sabato d'estate.
Poche settimane dopo l'annuncio dell'approvazione, in consiglio comunale, del nuovo piano di recupero dell'ex orfanotrofio, sotto gli archi della struttura di via Grossi è stata allestita nell'indifferenza generale una sorta di campo profughi, che ospita in tutto una ventina di giovani nordafricani, soprattutto tunisini, tutti dotati di permesso e tutti, o quasi, protagonisti dell'ultima fuga dal regime dell'ex presidente Ben Alì.
Sono più o meno tutti dei rifugiati politici, anche se il trattamento non è propriamente quello che ci si aspetterebbe di ricevere nelle loro condizioni. Le foto pubblicate qui accanto dicono più di molte parole. Come si vede, nei cortili del palazzo sono stati sistemati letti, arredi, cucine, tettoie, amache, suppellettili, addirittura spazi a uso bagno, con collegamenti artigianali a un idrante di sicurezza. Murare gli accessi ai locali dell'ex scuola media (qui c'era, come noto, anche la Baden Powell), cioè porte e finestre, non è bastato a fermare l'ondata dei senza tetto. Ecco cosa racconta uno di loro: «Quello che abbiamo è quello che vedete. I materassi, qualche coperta. Se piove si bagna tutto. Le porte sono chiuse, sbarrate, e noi siamo stati costretti a rimanere all'esterno: dormiamo, cuciniamo, ci laviamo, facciamo tutto qui, sotto il cielo. E il bello è che siamo scappati da laggiù per venire a trovare la libertà, la democrazia». «Tutto finto - prosegue il giovane tunisino -. Qui non c'è democrazia. Noi il permesso di stare ce l'abbiamo, eppure non si trova un posto che ci accolga. Alla sera al dormitorio è sempre tutto occupato. So che qui intorno c'è gente che si lamenta della nostra presenza, ma ditemi un po' se è meglio che ci rifugiamo qui o se preferite che ci sdraiamo in mezzo a una strada».


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