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Giovedì 06 Ottobre 2011
Bin scagiona Rinaldin
«Tutto inventato»
L'ex assessore di Villa Saporiti ritratta tutte le accuse. Adesso rischia un'imputazione per calunnia
Lo aveva già fatto nel corso di un'esternazione clamorosa alla Provincia, lo fa di nuovo nel secondo atto di "così parlò un testimone", andato in scena ieri davanti ai giudici del tribunale meneghino, dov'è in corso il processo al consigliere regionale del Pdl (sotto accusa per corruzione, truffa aggravata, finanziamento illecito ai partiti e falso).
L'ex assessore provinciale al Turismo, successore dello stesso Rinaldin a quella carica, ribadisce dunque di aver deliberatamente mentito quando, dopo un mese di carcere a San Vittore, si è presentato davanti al magistrato titolare dell'inchiesta per dire: ho consegnato una tangente al consigliere regionale.
«Dopo 31 giorni di carcere - ha spiegato Bin rispondendo in aula alle domande del pubblico ministero - non ce la facevo più. Volevo uscire e ho capito che l'unico modo era quello di accusare Rinaldin. Sì, ho mentito: ma avevo paura che mi riportassero in carcere dopo appena cinque minuti e ci rimanessi per altri sei mesi».
Bin si difende così: «Sono il frutto di una sorta di cocktail tra le parole di Umberto Tagliaferri (l'allora direttore del Coordinamento turistico lago di Como finito nei guai per truffa aggravata ai danni della Regione Lombardia per i lavori di ristrutturazione del lido di Menaggio ndr) che avevo letto nel verbale di interrogatorio, mie invenzioni, notti insonni e gli psicofarmaci che prendevo in quei giorni».
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