La delusione di Zambrotta
«Dal Comune solo silenzio»

«In quattro mesi, dal Comune neanche una telefonata. E dovevamo anche svuotare i cestini noi. Io con il Comune ho chiuso»

COMO «In quattro mesi, dal Comune neanche una telefonata». Non piange Gianluca Zambrotta, non è abituato a farlo quando gli entrano con i tacchetti sulle tibie, figuriamoci per la delusione procurata da burocrati e politici. Però non tace, non ingoia il rospo, va senza fronzoli al bersaglio, guardandoti dritto negli occhi e parlando con calma. «Al 31 ottobre ce ne andiamo - dice, scuro in volto - e il motivo è che tenere in ordine la passeggiata, garantire la sicurezza, mantenere uno standard di qualità all'altezza della città non è uno scherzo. E da parte delle istituzioni pubbliche non c'è stato mezzo aiuto».
Lo fermiamo. Chiediamogli di ripetere ciò che ha detto, perché vogliamo essere sicuri di quanto le nostre orecchie hanno sentito, visto che se lo troverà oggi sul giornale.
«Certo, scrivetelo pure, è la verità».
Ecco fatto, la notizia è tutta qui: Gianluca Zambrotta, campione del mondo, calciatore che ogni anno guadagna milioni di euro, famoso in tutto il pianeta, è rincorso da migliaia di fan ma non dal sindaco della sua città, da un assessore, neppure da un oscuro funzionario di qualche ufficio di Palazzo Cernezzi.
«Non pretendevo di essere pregato, ci mancherebbe - aggiunge, con la stessa espressione severa - però un aiuto, un sostegno. Invece niente. Neanche una telefonata per sapere come andava, se tutto stava funzionando. Anzi, c'è di peggio. Vedete quei cestini - e mostra i contenitori colmi di spazzatura dopo l'ennesima domenica da tutto esaurito - In base al contratto che abbiamo firmato la pulizia spetterebbe ai netturbini, invece dovevamo sempre chiamare noi o pulire direttamente».
Felpa bianca con il marchio della sua società, cappellino in testa, moglie accanto, Gianluca Zambrotta sembra benedetto dalla buona sorte. Tantissima la gente che anche ieri, sapendo che sarebbe stato in riva al lago, s'è precipitata per andare a vederlo, farsi firmare un autografo, stringergli semplicemente la mano.
«Qualcuno ha malignato, ipotizzando chissà quali accordi sotto banco - sostiene ora Zambrotta e per la prima volta la compostezza, lo sguardo corrucciato sbocciano in un sorriso - invece l'ho fatto soltanto come operazione di marketing e per il bene che voglio alla mia città. Perché qui sono nato, cresciuto e qui voglio vivere. Devo ammettere che la soddisfazione maggiore, l'unica direi, me l'hanno data proprio loro, le persone normali, la gente, i comaschi. Dei politici ho già detto: una delusione. Però quando passavo di qua e vedevo la passeggiata piena di turisti ero contento e non mi sono pentito di quanto fatto finora. Ora però basta».

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Eco di Bergamo Folla per Zambrotta