Ca' d'Industria piena di debiti
Vende tutto per riparare

Titoli e terreni ceduti, chiesti 5 milioni alle banche perché mancano soldi. Colpa dell'appalto mensa che ha messo in crisi le case di riposo di Como

COMO Una situazione di affanno finanziario quella che troverà il consiglio d'amministrazione che si insedierà alla Fondazione Ca' d'Industria.
Persiste la mancanza di liquidità e fra le cause principali, il costo del contratto per il servizio di ristorazione con la Società Fms, oggetto di inchiesta della magistratura. Proprio per questo, il contratto è intoccabile finché non sarà stabilito se il procedimento seguito per l'appalto ristorazione è regolare. Valore da venti milioni di euro per dieci anni, fu stipulato in dieci giorni nel febbraio 2010 dal consiglio d'amministrazione presieduto da Domenico Pellegrino che aveva scelto l'offerta di Fms dopo che altre società della ristorazione non si erano fatte avanti perché i tempi erano troppo brevi, bocciata la candidatura della società comasca Inservio.
Un contratto che si trascina duemila giornate alimentari al mese pagate da Ca' d'Industria e non erogate: la rivisitazione non è stata ancora effettuata, perché sta procedendo la Procura che potrebbe invalidare il contratto in quanto irregolare, sul presupposto che la Fondazione è organismo di diritto pubblico. Quindi avrebbe dovuto seguire le regole del Codice degli appalti. La Procura potrebbe anche validarlo, stabilendo che la Fondazione è di diritto privato e in questo caso, potrà essere rinegoziato.
Per il momento, resta bloccato, restano a Fms 350mila euro corrisposti per giornate alimentari non erogate.
Sarà il prossimo consiglio d'amministrazione a stabilire le manovre per mettere in sicurezza i conti, posto che tutte le case di riposo sono sul filo del rasoio, ma forse nessuna paga pasti che non vengono erogati nel primo anno del contratto, riservandosi poi di rivedere la situazione e procedere con un conguaglio a debito o a credito. E non è tutto.

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