Un progetto chiaro per squadra e stadio

Il Calcio Como sembra, dunque, sulla via di tornare in mano ai comaschi. Se è vero, come pare, che ieri è stata scritta una pagina potenzialmente decisiva per l'ingresso di una cordata in gran parte lariana nell'acquisto della società calcistica. Tra il solito pessimismo degli ultimi anni, ci va di cominciare con un po' di ottimismo. Così, per reazione.
Allora iniziamo dicendo che, in teoria, la scesa in campo di un gruppo comasco, per la squadra della città, potrebbe anche voler dire tante cose belle. Per esempio, magari un bel progetto a lunga scadenza. Che togliesse la società dalla precarietà di orizzonti dell'ultimo decennio. Un progetto che potrebbe far tornare questa squadra al centro delle dinamiche cittadine, e non un corpo estraneo (alle istituzioni, agli interessi, alla strategie, al pensare comune, ai salotti buoni) come capitato ininterrottamente da Preziosi in poi. Un progetto che sarebbe bello tornasse a far vivere un settore giovanile davvero comasco, palestra dei migliori talenti della nostra provincia, garanzia e punto di riferimento (anche sociale, non solo sportivo) per famiglie appassionate, come era negli fino a dieci anni fa. Lo spartiacque tra il dire e il fare, tra l'ottimismo e il realismo o il pessimismo, è rappresentato dall'argomento stadio. Ieri, per la prima volta, qualcuno (Rivetti) ha ammesso che il progetto di creare un nuovo impianto (o di rimodernare quello vecchio, si vedrà) è al centro della strategia. Uno stadio moderno polifunzionale che possa garantire entrate a beneficio della società. Questo ci è stato detto. E sarebbe molto bello. Ma a suggerire prudenza e riflessioni ci sono decenni di storia che non possono essere cancellati in un minuto, solo per la voglia di essere ottimisti a tutti i costi. Decenni in cui i comaschi hanno denotato completo disinteresse per le vicende della squadra, girando attorno all'area del Sinigaglia come uno stormo di avvoltoi. L'area, secondo molti (tra quelli che si stanno muovendo) è da riqualificare. Termine generico che può voler dire tutto e il contrario di tutto. Da un'area verde dove far scorrazzare finalmente in sicurezza e pulizia i bambini, oggi persi tra giardinetti lerci e occupati da clochard; a tre hotel vista lago con piscina per accogliere clienti vip, non camperisti con la canottiera in vista.
Ecco: se fossimo nei nuovi soci, nella cordata comasca che ancora deve avere una connotazione precisa e ufficiale nei nomi e nei cognomi, ci preoccuperemmo di questo. Subito. Hic et nunc. Dire a chiare lettere, e soprattutto confermare con i fatti, che in cima al progetto c'è la squadra, la sua storia sportiva, la possibilità di riportarla in serie superiori. Viceversa, usare la squadra come veicolo per arrivare al progetto immobiliare, sarebbe triste. Non abbiamo carte in mano per dire che è così, per carità. Le abbiamo per dire, però, che parte della tifoseria (intesa anche come quella che non va allo stadio, ma segue le vicende lo stesso) pensa questo, ed è preoccupata per questo. Forza: fuori nomi, progetti e idee.

Nicola Nenci

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