Como, sì alla moschea
Ma nessuno dice dove

I cattolici in politica d'accordo con l'appello del vescovo soltanto a parole. Prevale il veto della Lega

COMO - «Non si può vietare a nessuno di professare il proprio credo. Discorso diverso è dire dove può farlo, perché questa decisione spetta a chi governa il territorio».
Il vescovo Diego Coletti ieri è tornato nuovamente sul "caso moschea" (la comunità islamica aveva chiesto di poter pregare nei locali di via Pino a Camerlata, la Circoscrizione si era opposta con i voti di Pdl e Lega). «Noi - ha detto il vescovo - affermiamo i valori del cristianesimo e del Vangelo che sono convergenti nel sostenere la libertà religiosa. Il diritto di pregare va garantito. Poi bisogna chiarire quello che si fa all'interno dell'edificio, poiché una moschea spesso non è solo un luogo di culto. E naturalmente non si può andare oltre le regole. Bisogna aiutare i musulmani a mettersi nelle condizioni corrette per poter esercitare la loro fede».
Che cosa ne pensano i politici comaschi notoriamente vicini al mondo cattolico? Il vice coordinatore del Pdl Patrizio Tambini (area ciellina) commenta: «Sul principio generale nulla in contrario, ma bisogna lavorare molto per concretizzarlo in modo giusto. Vuol dire identificare un luogo adatto, fornire garanzie sulla sicurezza I locali di via Pino? Stando alle parole dei residenti, non mi sembrano idonei». E Mario lucini, capogruppo del Pd a Palazzo Cernezzi, nonché candidato alle primarie del centrosinistra: «La soluzione migliore è valutare insieme agli interessati quale area può essere funzionale o quale edificio già esistente da acquistare a loro spese».

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