"Vi racconto mio papà
Il signor Chicco"

Una biografia su "Il signor Chicco", Pietro Catelli, fondatore dell'Artsana. Il libro racconta, con aneddoti inediti, la storia di successo dell'imprenditore comasco. Ne parla il figlio, Michele

COMO L'ufficio di Michele Catelli, alla Chicco-Artsana di Grandate, non si trova in cima all'edificio, a indicare lo status di "capo" che domina un impero. È collocato in un corridoio del primo piano, pratico, immediatamente raggiungibile, confortevole e non sfarzoso. Tanti piccoli segnali che questo imprenditore, che ha ereditato un impero assieme ai fratelli Enrico e Francesca che collaborano con lui, ha appreso importanti lezioni da un uomo fuori dal comune, un personaggio straordinario come Pietro Catelli. Un padre vero, per lui e per la famiglia, ma anche per tutti i dipendenti, un padre per tutti se è vero che le sue idee, le sue invenzioni per i bambini, soprattutto, sono apprezzate e diffuse in tutto il globo e, ogni giorno, milioni di mamme rivolgono, mentalmente, un "grazie" a un signore magari per loro misterioso. Qui a Como, invece, tutti ricordano il cavalier Catelli, che se n'è andato nel gennaio di cinque anni fa dopo una vita totalmente spesa per il lavoro, una vita che, ora, è oggetto della biografia "Il signor Chicco", firmata dallo scrittore Luca Masia. Michele Catelli, dal padre, non ha preso solo l'impegno a fare sempre di più e meglio, ma anche l'innata gentilezza, la schiettezza con cui accoglie gli interlocutori.
Partiamo dal libro. Come è nata l'idea di realizzare una biografia di suo padre?
Sarebbe stato semplicemente impensabile preparare questo volume con lui ancora in vita, così come non avrebbe mai scritto un'autobiografia. Ora che non c'è più, parlandone tra fratelli, volevamo trasmettere alcune cose di lui: la sua personalità generosa, un lato umano che volevamo fosse più conosciuto, anche perché lui non ne parlava. Era un punto di riferimento per tutti, catturava le confidenze delle persone, le aiutava e non voleva che si sapesse: tante cose non le sapevamo neppure noi.
C'è un passaggio illuminante all'inizio: quando perde la madre, il primo grande dolore della sua vita, sul letto di morte dice a se stesso "non sarò mai povero". Poi ha perseguito questo obiettivo con grande determinazione.
Sì, aveva un'enorme forza interiore che lo ha portato a lavorare con grandissima passione e coerenza per tutta la vita. Ma attenzione, non era così attaccato ai soldi.

Leggi l'intervista su "La Provincia" del 20 novembre

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Documenti allegati
Eco di Bergamo Il signor Chicco