Palazzi di Via Bixio
Allarme per la collina

La protesta dei residenti per il maxi intervento: in arrivo condomini, strada e un ascensore in caverna

COMO Due palazzi, una strada a due corsie e persino un ascensore in caverna. Il tutto sulla collina a ridosso di via Nino Bixio, subito dopo il ponte della ferrovia a Santa Teresa, su un versante molto ripido e a dir poco delicato dal punto di vista geologico (già oggi si registrano periodicamente piccole frane).
Il progetto - finora poco noto - è stato presentato in Comune dal proprietario dell'area boschiva che dovrebbe far spazio ai condomini (la zona si raggiunge percorrendo una strada pedonale, via Dell'Orto, sul lato sinistro salendo verso Ponte Chiasso) e sta suscitando suscitato grande preoccupazione tra i residenti. I timori sono legati, in particolare, alle caratteristiche dell'area (un versante molto ripido), ma riguardano anche la sorte delle case esistenti: «Come minimo ci ritroveremmo delle crepe sugli edifici - dicono i cittadini che abitano nella zona - E come si può pensare di realizzare una strada carrabile che si inerpica sulla collina, attraversa una valletta che fa parte della Spina Verde e prevede un'immissione su via Bixio, in un punto già oggi pericolosissimo per i pedoni?».
Lancia l'allarme per il maxi sbancamento ipotizzato dai privati proprietari dell'area anche Elisabetta Patelli, referente di Ecologisti e Reti civiche di Como: «Denunciamo pubblicamente - afferma - le problematiche ambientali connesse a questo intervento, ma anche quelle sul fronte della sicurezza per le persone e le case. Per costruire i due condomini a monte (8 appartamenti in tutto, ndr), su una stretta balza di terreno attualmente priva di accesso carrabile e immersa nel bosco, si andrebbe infatti a modificare la viabilità di via Bixio, a demolire le scalette di accesso della ferrovia, a sbancare le tre rampe dell'attuale via Dell'Orto. Per non parlare degli ascensori in caverna previsti per arrivare fino ai palazzi e della nuova strada con tanto di parcheggi laterali. L'intervento - prosegue Patelli - comporterebbe la scomparsa di un pezzo di bosco (attualmente ci sono solo due ruderi, ristrutturati a metà, ndr), problematiche geologiche e geotecniche, di stabilità e di messa in sicurezza del versante, problematiche connesse alle tecniche costruttive invasive, all'utilizzo di mezzi pesanti e probabili effetti sulle proprietà circostanti».

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