Casati boccia la vecchia Como
e si appella ai giovani

Intervista al fondatore dell'università dell'Insubria, che denuncia: da almeno due decenni si percepisce un diffuso senso di insoddisfazione e di declino della città

COMO Giulio Casati mostra un grafico relativo all'andamento della popolazione comasca in mezzo secolo, dal 1951 al 2001. C'è una linea gialla che scende e una grigia che sale: negli anni Ottanta si sono incrociate, poi quella grigia (gli over 65) si è impennata fino a raggiungere quota 18mila, e quella gialla (i minori di 14 anni) è scesa sotto i 10mila.
"Vogliamo che Como sia una città per giovani o per vecchi?", aveva chiesto provocatoriamente qualche mese fa. Oggi come la giudica?
Da almeno due decenni si percepisce un diffuso senso di insoddisfazione e di declino della città che sembra perdere di importanza nel panorama nazionale. La responsabilità viene spesso attribuita alla classe dirigente, soprattutto all'amministrazione comunale. Ma questo rischia di essere troppo semplicistico e quindi fuorviante. Negli ultimi vent'anni, infatti, c'e stato un cambiamento totale della classe dirigente, uomini e partiti. Come mai l'insoddisfazione permane? E come mai i diversi tentativi di persone valide della società civile non hanno portato sbocchi concreti? Su quali basi  possiamo fondare l'attesa che la prossima amministrazione sia migliore della attuale?
Lei che risposta si è dato?
È bene chiedersi se il problema non sia di natura più profonda. Se non stia cioè nella società stessa che poi esprime la propria classe dirigente. Questa città nel passato è stata una delle aree più ricche del paese e ha maggiormente sofferto del processo di globalizzazione. La situazione attuale, ancora di relativo benessere, si fonda sul patrimonio accumulato dalle famiglie nel passato, ma oggi sembra essere debole la spinta alla generazione di nuove potenzialità. La città sta invecchiando e, se non si operano delle scelte, saranno gli eventi esterni e non noi a determinarne il futuro. In questo caso, anche se è difficile fare previsioni (come insegna la teoria del caos), è ragionevole supporre che, considerata la posizione geografica e la vicinanza con Milano, Como diventi il luogo dove le persone si ritirano al termine della loro attività lavorativa. Forse non è la prospettiva che auspichiamo.
Che alternativa propone?
L'altra possibilità è di indirizzare i nostri sforzi verso una città giovane, culturalmente stimolante, economicamente vivace e piacevole da vivere. La creazione prima del Centro Volta e poi dell'università andava in questa direzione, così come la recente istituzione del polo tecnologico di Lomazzo. Occorre creare le condizioni per trattenere e attirare i giovani anche se la loro sede di lavoro è nell'hinterland Milanese. (...)

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