Sedici gradi a Como
Mai così caldo dal 1989

Como, 10 gennaio, ore 13: il termometro segna 16 gradi. E in città si registrano temperature simili da tre giorni. Non ha mai nevicato, ha piovuto pochissimo, persino la nebbia compare di rado. Eppure lo chiamano inverno.

COMO Como, 10 gennaio, ore 13: il termometro segna 16 gradi. E in città si registrano temperature simili da tre giorni. Non ha mai nevicato, ha piovuto pochissimo, persino la nebbia compare di rado. Eppure lo chiamano inverno.
Una stagione a dir poco anomala. E gli esperti lo confermano. Basti pensare che la prima decade di gennaio non è mai stata calda, negli ultimi 23 anni: «Continua il flusso nord-occidentale sulla regione alpina, flusso che da noi si manifesta sotto forma di favonio (vento caldo, ndr) - spiega MeteoComo - Già domenica le miti correnti caraibiche discendenti dalle Alpi hanno fatto registrare la temperatura record, per la prima decade di gennaio, dal 1989». Lunedì le massime avevano raggiunto i 14 gradi, con le minime scese nella notte a 3 gradi, mentre ieri la colonnina di mercurio è salita addirittura a 16 gradi (stazionarie le minime). Le previsioni per oggi parlano di un leggero calo, con valori comunque intorno agli 11 gradi. E continuerà a splendere il sole, almeno fino a sabato. «All'alta pressione, con cielo sereno e terso, si è aggiunto l'effetto del fohn - specifica il meteorologo Mario Giuliacci - Un anticiclone occupa quasi tutto il nord e le temperature resteranno alte anche grazie ai lenti moti discendenti che comprimono l'aria  verso il suolo e la riscaldano».
Gli effetti del clima primaverile sono evidenti. «In genere - spiega l'agronomo Angelo Vavassori - sulle piante la vegetazione si riduce a un 5-10%, d'inverno. Quest'anno, invece, siamo almeno venti giorni più avanti del solito, nei boschi le gemme dei faggi sono quasi pronte a sbocciare. C'è un accelerazione, con piante come acacia e forsizia prossime alla fioritura. Altre volte le temperature sono rimaste miti anche a gennaio, ma senza arrivare ai livelli attuali. Normalmente le piante vanno incontro a un periodo di esposizione al freddo e interrompono la vegetazione, cosa che per ora non è avvenuta». Un colpo di coda dell'inverno, a questo punto, potrebbe avere conseguenze pesanti: «Ci saranno i "giorni della merla" e il freddo potrebbe presentarsi anche a fine febbraio. Ricordo che tre anni fa gelarono i prati e le piante il primo d'aprile. In questi casi si rischiano seri danni alle coltivazioni, per questo suggerisco di lasciare coperti piante, orti e frutteti, senza farsi ingannare dal caldo. Un'ondata di gelo tra qualche settimana potrebbe compromettere tutto».

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Eco di Bergamo Caldo record