Homepage / Como città
Mercoledì 15 Febbraio 2012
Le aziende famigliari vanno forte
Conti solidi e occupazione salva
Le aziende famigliari del Comasco sembrano aver risposto molto bene ai primi segnali di ripresa che si erano verificati nel 2010, dimostrando molta attenzione alla salvaguardia del "capitale umano" presente in azienda, nonostante la difficile congiuntura economica che il Paese sta attraversando.
A dirlo, dati alla mano, è Fabio Quarato, docente della cattedra AidAF-Alberto Falck di "Strategia delle aziende famigliari" dell'università Bocconi il quale, insieme a Guido Corbetta e Alessandro Minichilli ha da poco completato la terza edizione dei dati dell'Osservatorio Aub sulle imprese famigliari italiane.
E se dal 2010 ad oggi per molte imprese la crisi ha di nuovo cambiato le carte in tavola, per il 2012 si torna a guardare alle imprese a controllo famigliare come a quelle più in grado di intercettare ripresa e occupazione.
Base dell'Osservatorio sono tutte le imprese famigliari con fatturato sopra i 50 milioni di euro (31 a Como, 6.816 in Italia) e, fra queste, l'indagine considera in particolare quelle a reale controllo famigliare, dopo averle depurate delle sovrapposizioni dovute a intrecci societari.
Nei due indicatori più significativi dell'indagine, quello relativo all'indebitamento e all'occupazione, le imprese comasche stanno facendo meglio della media nazionale che tuttavia, «pur essendo fra quelle che hanno maggiormente accusato la crisi - spiega lo studio - sono anche quello che sembrano aver risposto meglio ai primi segnali di ripresa», in termini di crescita (+7% nel 2010) e redditività, con un ritorno sugli investimenti (Roi) cresciuto dal 6 al 7,2% (ma era il 9,8% nel 2007) e un ritorno sugli investimenti personali (Roe, Return on Equity) cresciuto dal 4,3 al 6,7% (nel 2010 era al 10,7%).
Ma a fare la differenza, a Como, sono i due dati su indebitamento e occupazione.
Considerando il rapporto fra l'indebitamento finanziario netto delle società e il patrimonio netto, il coefficiente comasco è migliorato, scendendo da 5,2 del 2009 a 4,8 del 2010, un dato, quest'ultimo, «ancora leggermente superiore al dato di partenza del 2009 - spiega Quarato - e comunque molto al disotto della media nazionale, che nel 2010 si attesta a 6,4».
Leggi l'approfondimento su La Provincia in edicola giovedì 16 febbraio
© RIPRODUZIONE RISERVATA