Morto in Napoleona
Sotto accusa i lampioni

Il giorno dopo la tragedia della Napoleona, dove un padre ha perso la vita in moto, sotto accusa finiscono i lampioni: «Sono troppo vicini alla strada».

COMO Il giorno dopo la tragedia della Napoleona, dove un padre ha perso la vita in moto, sotto accusa finiscono i lampioni: «Sono troppo vicini alla strada». Ad ammetterlo è lo stesso assessore alla Viabilità Stefano Molinari: «Questo dramma mi ha colpito profondamente. Ed è vero, in effetti i lampioni sono molto vicini alla sede stradale».
A chiedere a Palazzo Cernezzi di intervenire per togliere quegli ostacoli che rischiano di trasformarsi in trappole letali, come dimostra la morte di Giovanni Usai, l'agente della polizia penitenziaria di Como, 47 anni, che ha perso la vita proprio contro uno di quei lampioni, è l'Acus, l'Associazione Comasca Utenti della Strada.
«I pali come quelli che costeggiano la Napoleona - spiega il vicepresidente dell'associazione, Roberto Bordoni - sono un pericolo e devono sparire». Bordoni, che tra l'altro è un motociclista, propone di «levare i lampioni dal bordo dei marciapiedi e metterli a muro. O, qualora non fosse possibile, prevedere delle protezioni. L'incidente di sabato conferma che, purtroppo, l'imponderabile accade e che quindi bisogna saperlo prevenire».
L'assessore Molinari è possibilista sull'intervento in Napoleona: «Faremo delle valutazioni con il dirigente del settore. È il primo incidente simile e, per questo, il problema non si era posto. In ogni caso approfitteremo del prossimo appalto sul piano lampioni per verificare la possibilità di spostarli dal ciglio dei marciapiedi».
Intanto il carcere del Bassone è in lutto per la scomparsa di Giovanni Usai.

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