In cassa e pronti alla pensione
«Ora Monti ci fa perdere tutto»

Li chiamano esodati. Gli avevano chiesto la mobilità, promettendo la pensione una volta terminata. Ma ora Monti ha rimesso tutto in discussione, facendo saltare i patti. E ora loro dicono: chi ci darà lavoro alla nostra età?

COMO Li chiamano esodati. Protestano perché si sentono sprofondare a metà del guado, invischiati in quella terra di mezzo che si estende tra gli ammortizzatori sociali ormai sul finire e l'ottenimento della tanto agognata pensione che rischia di scivolare sempre più avanti a seguito delle recenti normative in materia pensionistica.
Per 20mila lavoratori lombardi («Un migliaio solo in provincia di Como», afferma il segretario provinciale Cgil, Alessandro Tarpini) le ultime settimane sono state vissute all'insegna dell'estrema precarietà del futuro che si para loro di fronte.
Chi pensava di aver ormai imboccato la strada verso la pensione al termine della mobilità, infatti, si è ritrovato a dover confrontarsi con un quadro tutt'altro che roseo, modificato a tal punto da non dare certezza circa il passaggio al sussidio pensionistico al compimento del terzo anno di ammortizzatore sociale. Anzi, per molti lavoratori esiste il rischio di dover lavorare ancora alcuni anni alla scadenza naturale della mobilità, nonostante nella stragrande maggioranza dei casi la stessa scelta di seguire il percorso ora agli sgoccioli fosse motivato dalla possibilità, oggi negata, di passare direttamente alla riscossione della pensione.
Un fatto preoccupante, che ha indotto Cgil, Cisl e Uil, a organizzare una manifestazione di protesta per rimarcare la necessità di un intervento concreto a favore di quanti, in assenza di una revisione d'insieme, si ritroverebbero senza un lavoro e con poche chance di ricollocazione.
Ieri, a partire dalle 10, davanti alla prefettura di Como una cinquantina di lavoratori hanno dato vita a un presidio di sensibilizzazione, mentre i tre segretari provinciali (oltre a Tarpini, Cgil, Gerardo Larghi, Cisl, e Michele Barresi, Uil) entravano nel palazzo del governo per incontrare il prefetto, Michele Tortora. «Si tratta - dice Tarpini - di una situazione da affrontare con serietà. È giusto che i lavoratori abbiano certezze sul loro futuro pensionistico».

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