Como, ex Ticosa
Addio al quartiere

Ultimo atto della giunta Bruni, che ha deciso di incassare la fidejussione di 3 milioni di euro. Si va alla guerra totale con la società Multui. Tutti i candidati ormai guardano verde e parcheggi

COMO Il Comune archivia definitivamente il quartiere in Ticosa. Il sindaco Stefano Bruni ha infatti portato in giunta un indirizzo per avviare le procedure per incassare la fidejussione di tre milioni e mezzo di euro versata da Multi a titolo di garanzia nel momento in cui si era aggiudicata la gara per l'acquisto dell'area incastonata tra via Regina e via Grandi.
Nel dettaglio l'indicazione è quella di «esperire tutte le possibili azioni a tutela dei diritti dell'amministrazione e, in particolare, di procedere all'escussione della polizza fidejussoria depositata». Il contratto tra il Comune di Como e la società Multi era stato stipulato il 3 agosto del 2007. Ad oggi i rapporti tra la multinazionale e l'amministrazione sono nelle aule di tribunale. Le ultime comunicazioni sono avvenute via lettera. Dopo la sentenza del Tar sull'adozione da parte del consiglio comunale del piano di intervento della Ticosa che, in larga misura dava ragione al Comune, l'amministrazione ha chiesto alla società di modificare il documento sulla base di quanto approvato dal consiglio comunale e nel rispetto del tribunale amministrativo.
Con una lettera datata 7 febbraio scorso Multi ha scritto al Comune dicendo che le richieste dell'amministrazione «sono comunque impraticabili». E da lì la decisione della giunta di mettere in atto le procedure per incassare la fidejussione. Come chiariscono da Palazzo Cernezzi la decisione è stata presa visto che da Multi «si è riscontrata la volontà di non adempiere al preliminare né alla sentenza». In ogni caso anche la partita legale è ancora aperta, visto che Multi ha impugnato la sentenza del Tar davanti al Consiglio di Stato. I giudici amministrativi nella sentenza dicono in soldoni che il contratto per la realizzazione del nuovo quartiere è ancora valido, ma bocciano due dei tre emendamenti approvati dal consiglio comunale nel luglio del 2010.
Si salva quello che impone alla società la modifica del progetto tenendo conto della necessità di mantenere il cannocchiale visivo su Sant'Abbondio, mentre non saranno necessari continui passaggi in aula per ciascuna modifica progettuale tenuto conto che il piano dovrà ancora essere approvato definitivamente.

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