Como, battaglia tra candidati
"Liste civiche unite? Impossibile"

Si è chiusa la due giorni di dibattiti al Teatro Sociale di Como tra gli aspiranti sindaci. GUARDA LA PRIMA SERATA

COMO Pubblico meno numeroso della prima serata, ma non sono mancati spunti e scintille nel secondo dibattito tra i candidati a sindaco di Como organizzato dal quotidiano La Provincia al teatro Sociale.

Sul palco soprattutto le liste civiche, che hanno contribuito a far lievitare il numero di aspiranti amministratori in lizza per le prossime elezioni. Una serata che ha visto però defezioni importanti: Pietro Vierchowod (Faro per Como), Luca Ceruti (Movimento 5 stelle) e David D'Ambrosio (Udc) si sono sottratti al confronto con gli altri candidati, delegando rappresentanti di lista. Presenti, invece, Roberto Colussi (La Desta), Salvatore Ferrara (Forza Nuova), Emanuele Lionetti (Impegno per Como), Francesco Peronese (Patto per Como) e Donato Supino (Sinistra per Como).

Il tema dell'antipolitica l'ha fatta da padrone in questo secondo dibattito. Un coro unanime ha giustificato così la presenza di liste nate al di fuori dei movimenti tradizionali: «I partiti hanno fallito e le persone hanno perso la fiducia nella politica di professione». All'obiezione legata all'incapacità di trovare un punto di contatto tra così tante liste civiche differenti, la risposta è stata anche questa la stessa per tutti: «Ci abbiamo provato ma ognuno voleva il suo candidato sindaco».

Non sono mancate le frecciate tra candidati. Quando, ad esempio, Supino ha chiamato in causa l'assente Vierchowod: «Mi chiedo - ha detto - come possa essere possibile che io, che sono pensionato, prenda 1400 euro al mese e abbia meno agevolazioni di un ex calciatore che guadagna 14mila euro». La risposta di Francesco Floris, rappresentante della lista del Faro, non si è fatta attendere: «Se uno non lavora più e quello è il suo reddito, quello dichiara».

Attriti anche tra Lionetti e Peronese, con il primo che ha criticato la candidatura in una civica di una persona dell'età del notaio. Peronese ha replicato accusando il rivale di «bassezze».

Spazio, ovviamente, anche per i temi più spinosi della pesante eredità dell'amministrazione Bruni: paratie in testa. Tutti i candidati presenti hanno concordato sulla necessità di chiedere una risarcimento dei danni ai responsabili del pasticcio che sta immobilizzando il lungolago. Peronese e Daniela Sorso, dell'Udc, hanno proposto poi di «chiudere il cantiere così com'è e salvare il salvabile, restituendo il lago alla città e ai turisti».

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