La città che pensa
Sei serate di qualità

La seconda edizione della rassegna ha fatto centro. In migliaia gli incontri de La Provincia. Da Walesa a Stella: spunti per andare oltre la crisi

COMO Si è chiusa con una standing ovation la seconda edizione de "Le Primavere di Como" promosse da "La Provincia".
L'emozione che Antonella Ruggiero e Lucilla Giagnoni hanno saputo suscitare, fondendo "Terra, corpo e spirito" in un recital di musica e parole rappresentato nella suggestiva cornice della chiesa di San Giacomo, suggella un percorso cominciato lo scorso 12 aprile, quando Lech Walesa inaugurò la rassegna al Teatro sociale.
Relatori prestigiosi
L'invito «a interrogare relatori di prestigio sul tema della frontiera intesa come luogo del coraggio e dell'avventura, matrice di nuove sfide», è stato ampiamente raccolto dalla città.
Nel complesso, migliaia di comaschi hanno partecipato. E molti hanno seguito tutte le serate. Gli interlocutori hanno portato il pubblico ad assumere consapevolezza dei grandi cambiamenti in atto.
Nel primo incontro, il fondatore di Solidarnosc, premio Nobel per la pace, e primo presidente della Polonia post comunista, lanciò una sfida a tutti i presenti: «Dovete darvi da fare, non consentite ai vostri figli e nipoti di pensare che avete avuto grandi possibilità ma non le avete sfruttate». Un invito, il suo, a «non avere paura», come diceva Woytjla, per continuare a costruire un'Europa senza frontiere, fondata sulla trasparenza e l'equità.

La lezione di Bianchi
Ricco di spunti e suggestioni anche il secondo incontro. Il 18 aprile, in San Fedele, Enzo Bianchi ha tenuto una lectio magistralis su "Noi e gli altri", indicando tre "vie di umanizzazione" per uscire dall'individualismo semper più spinto in cui sta precipitando la civiltà occidentale.
La priorità assoluta, secondo il fondatore della Comunità di Bose, è il recupero di un rapporto di fiducia reciproca tra uomini e donne, quella necessaria per costruire storie d'amore che non siano all'insegna delle precarietà, ma consentano di costruire famiglie, di dare ai figli la sicurezza di poter contare su una mamma e su un papà. La seconda "via di umanizzazione" indicata da Bianchi è l'apertura alle culture e alle fedi diverse di cui sono portatori gli immigrati che vivono in Italia. Anche questa fondamentale per costruire una società basata sul rispetto e la solidarietà, così come il dialogo tra cattolici e laici.
Il 27 aprile, sul palco del Sociale, la "sorpresa" Gian Antonio Stella: non solo giornalista documentatissimo, ma anche istrionico show man, che ha seppellito una classe politica di vandali, rei di aver rovinato e delapidato le bellezze d'Italia, sotto una messe di dati, di foto, ma anche di ironia. Nei due incontri successivi il recupero di valori antichi e di tempi più umani, quelli dell'arte, dei popoli nomadi e dei pellegrini (ne hanno parlato il 3 maggio Monika Bulaj, Giuseppe Frangi e Ambra Garancini) ha fatto da contraltare all'analisi della crisi della vecchia Europa, fatta il 17 maggio dallo storico Franco Cardini. Il recital del duo Ruggiero/Giagnoni ha chiuso il percorso, riportandoci  alle nostre radici, fin dentro il grembo materno, dove la vita si genera e prende significato.

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