Homepage / Como città
Domenica 16 Settembre 2012
Sette ore al Pronto soccorso
per una sospetta frattura
Cinque ore di pronto soccorso con una caviglia dolorante prima di riuscire a farsi visitare. Ingresso alle 17.23, visita alle 22.27. Dimissioni alle 24.20, sette ore dopo l'arrivo. L'ultima visita con attesa lumaca e proteste post referto, al pronto soccorso del Sant'Anna, ha anche questo risvolto.
«Ma il medico è stato scortese» dice Enrica Corselli, 24 anni, la paziente che è stata redarguita per lo stato del suo piede. Così la pensa anche sua madre, Graziella Mattaliano, presente durante la visita. Il piede dal quale parte questa storia cede venerdì pomeriggio. La Corselli è fuori da casa sua, a Cernobbio, quando sente la caviglia sinistra piegarsi.«Ho sentito un dolore insopportabile - racconta -. Non so cosa sia successo, ma era una caviglia che avevo già rotto. Piangevo dal dolore, ma non c'era nessuno a soccorrermi. E saltellando sono salita a chiamare mia mamma».
La caviglia si gonfia e fa sempre più male. Madre e figlia passano prima da Villa Aprica, che non ha pronto soccorso, e poi arrivano al Sant'Anna alle 17.29. Alla paziente viene assegnato il codice verde.
Entreranno in sala visite cinque ore dopo, alle 22.22. E alle 22.28 vanno dall'ortopedico.
«Il medico non si è messo i guanti e si è lamentato pure dello stato del mio piede - dice la Corselli -. Mia madre gli ha risposto che non doveva neanche permettersi un'affermazione del genere. Io gli ho risposto che stavo aspettando da cinque ore».
Secondo l'ospedale il medico non è stato scortese. L'azienda si scusa comunque per il ritardo ma precisa che il Pronto soccorso quel giorno aveva 186 persone da visitare, tra cui due codici rossi e 41 codici gialli. In più le emergenze erano annunciate su un display luminoso e quindi la paziente sapeva che avrebbe dovuto aspettare a lungo.
Leggi l'approfondimento su La Provincia in edicola domenica 16 settembre
© RIPRODUZIONE RISERVATA