Vacanze più brevi
per colpa della crisi

Se nei primi cinque mesi dell'anno l'afflusso di turisti sul lago di Como aveva segnato un aumento del 3,9%, per la stagione autunnale e invernale, Natale e Capodanno inclusi, gli albergatori comaschi sperano di contenere il calo nell'ordine del 10%.

COMO Se nei primi cinque mesi dell'anno l'afflusso di turisti sul lago di Como aveva segnato un aumento del 3,9%, per la stagione autunnale e invernale, Natale e Capodanno inclusi, gli albergatori comaschi sperano di contenere il calo nell'ordine del 10%.
Perché, seppure ci siano in ballo le feste più importanti dell'anno, «Como non è ancora attrezzata per attrarre un turismo invernale». L'ammissione arriva, senza mezzi termini, da Roberto Cassani, presidente Albergatori.
«Abbiamo già messo in conto un calo per l'ultimo trimestre dell'anno, spero solo non superi il 10% - esordisce Cassani - Inoltre, confido nel fatto che qualche straniero decida di passare una parte dell'inverno alle nostre latitudini, altrimenti, dovendo contare solo sugli italiani, per noi è davvero dura».
Infatti, «mentre in estate arrivano gli americani, gli inglesi i tedeschi e gli australiani a risollevare le sorti del nostro turismo - spiega Cassani - in autunno e in inverno sono per lo più gli italiani, da regioni sempre più vicine alla nostra, a scegliere qualche giorno a Como. Ma, per la crisi, si spende sempre meno e, pure per Capodanno, non si pernotta oltre tre giorni».

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