Nei boschi della Spina Verde
Sulle orme di Sant'Eutichio

In edicola con "La Provincia" l'inserto estraibile dedicato agli appuntamenti del weekend. L'itinerario di questa settimana si snoda tra la basilica di Sant'Abbondio e il monte Croce seguendo un'antica leggenda relativa all'ottavo vescovo di Como

COMO - Pietro Berra
Giunti in cima la vista spazia da Camerlata alla Svizzera. E, ai piedi della croce che si staglia sopra in città, anche il meno credente degli uomini è portato ad aggiungere un sasso agli altri allineati sopra il piccolo altare.
È un percorso che richiede fatica, quello per salire dalla chiesa romanica di Sant'Abbondio, già Duomo di Como, alla croce, che dà il nome all'omonimo monte ed è intitolata a Sant'Eutichio, ottavo vescovo della città lariana, deceduto nel 539 dopo Cristo proprio in questi boschi. Il percorso di Sant'Eutichio, contraddistinto con il numero tre sulle mappe del parco della Spina Verde, è proprio quello che l'antico presule amava compiere, per meditare e pregare in solitudine all'ombra di un'altra croce, in legno, che era stata posizionata dai nostri progenitori per proteggere la città di Como.
Dopo la sua scomparsa, i comaschi, intitolarono il colle ad Eutichio. E fino all'inizio del secolo scorso fu meta di pellegrinaggi annuali. Oggi, invece, si intuisce dallo stato "selvatico" in cui si trova il sentiero, che non sono in molti a passare di qui. Altre le vie più battute nelle scampagnate domenicali: quelle che portano alle baite e che troppi percorrono in auto.
Alla croce di Sant'Eutichio, invece, si sale a piedi e con fatica. Non per la lunghezza (1,6 chilometri), ma per la pendenza (si passa da 215 a 505 metri).
Partenza sul sagrato della basilica di Sant'Abbondio, con il caratteristico doppio campanile. Di fronte si imbocca via Selva Fiorita, che passa sopra la ferrovia, e per una ventina di minuti si sale seguendo i cartelli con l'indicazione "croce di Sant'Eutichio".
Boschi di castagni, roverelle e robinie avvolgono il viandante. Nel periodo autunnale, è particolarmente suggestiva la vista della città sottostante, che balugina tra i rami spogli.Giunti a un bivio che può trarre in inganno, evitate di proseguire in piano (arrivereste a un masso erratico, oltre il quale il sentiero si perde) e prendete a sinistra dove c'è un cartello che indica il divieto di passare a cavallo o in mountain bike. In mezz'ora scarsa di salita si arriva in cima al colle, passando da una piccola fonte, a cui rinfrescarsi durante l'ascesa.
In cima il punto panoramico e i segni devozionali ripagano della fatica. Da un lato la vista spazia sul lago, da Villa Geno a Carate. Dall'altro è catturata dalle iscrizioni sulla croce, che - si legge - fu posta dai comaschi nel '34, 19° centenario della morte di Gesù, e fu restaurata nel '96, per la visita di Giovanni Paolo II.

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