Perego dopo la condanna
«Vittima, non complice del clan»

Aveva sempre detto di essere una vittima della 'ndrangheta, che si era infiltrata nell'azienda di famiglia senza che lui se ne accorgesse. Invece, secondo il collegio dell'Ottava sezione penale di Milano, lo aveva fatto consapevolmente.

COMO Aveva sempre detto di essere una vittima della 'ndrangheta, che si era infiltrata nell'azienda di famiglia senza che lui se ne accorgesse. Invece, secondo il collegio dell'Ottava sezione penale di Milano, lo aveva fatto consapevolmente.
Il titolare della Ivano Perego Strade che tanti lavori aveva eseguito a Como, dall'abbattimento della Ticosa, all'ex Lechler fino a parte degli interventi per la realizzazione del nuovo Sant'Anna, è stato condannato a 12 anni di carcere. Associazione per delinquere di stampo mafioso. Altro che vittima. 
Perego, in uno dei passaggi del processo "Infinito", per il quale giovedì sono state emesse 40 sentenze di condanna, dopo le oltre cento in rito abbreviato, aveva scaricato tutta la colpa al suo socio Andrea Pavone che dovrà scontare 15 anni di carcere. Di Pavone si fidava, tanto da cedergli il 49% delle azioni della società.

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