Come salvare
il Politeama di Como

Varcare la soglia del Politeama, abbandonato dal 2005, suscita sentimenti contrastanti. Ieri sopralluogo per studiare come salvarlo

COMO Varcare la soglia del Politeama, il secondo teatro cittadino, gioiello architettonico, struttura abbandonata dal 2005, è un'emozione che suscita sentimenti contrastanti.
Ieri, all'interno dell'architettura di cemento armato (tra le prime in assoluto) di Federico Frigerio, si muoveva un'équipe composta dal professor Marco Caniato dell'Università di Trieste, dal collega Rolando Bellini dell'Accademia di belle arti di Brera, dalla coordinatrice del progetto, l'architetto Donatella Cervi, alla presenza degli assessori Luigi Cavadini (Cultura) e Marcello Iantorno (Patrimonio). L'obiettivo era compiere alcune misurazioni acustiche, ma anche gli amministratori hanno voluto cogliere l'occasione di varcare il portone dell'edificio, aperto da Davide Fent (presidente della società proprietaria della struttura, ma la quota principale è ora del Comune), fiducioso che si stiano compiendo concreti passi avanti nel "progetto Politeama" che intende, testualmente, «restaurare una struttura del Novecento, con un'anima poliedrica, permettendo di sviluppare un cantiere - scuola - laboratorio, coinvolgendo il tessuto economico locale».

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