Aclichef a tavola serve
la buona occupazione

La storia di una cooperativa che distribuisce 13mila pasti la settimana. E che ha un solo cruccio: guarda il video appello

COMO Più dei ricavi, conta la buona occupazione. Ecco l'ingrediente rivendicato da Aclichef.

Da 13 dipendenti fino ad arrivare a una squadra di cento persone. Ma la storia di Aclichef va oltre i numeri: un'avventura che nutre tante scuole - e non solo - in provincia con la stessa passione da 15 anni. Lo si legge nel centro di cottura in via Tentorio, dove la cooperativa si è stabilita dieci anni fa. Brilla negli occhi di Francesco Iaquinta, il vicepresidente anima del gruppo, come lo definisce il presidente Stefano Panzetta.

L'esperienza fiorisce nel 1998, in concomitanza con la fine della gestione diretta da parte delle Acli di alcune mense a Como. Così 13 ex dipendenti decidono di ricominciare con nuova forma. «È il socio l'elemento centrale - spiega Panzetta - La persona. A cominciare dagli organi di governo, in modo che ogni addetto si senta parte attiva nell'impresa cui dedicare tempo ed energie».

Un lavoro a misura di persona, in particolare delle donne con famiglia: «Alcuni prestano servizio a tempo pieno, la maggioranza part time. Alcuni utilizzano periodi di aspettative durante l'estate visto che produciamo per lo più in riferimento all'anno scolastico. Ma tutti sono a tempo indeterminato». E si spera di reclutare altre persone ancora: per ogni evenienza si può mandare il curriculum a [email protected]. Ma si faranno i conti a giugno, con i rinnovi degli appalti.

Un cruccio? Che spesso, nonostante le raccomandazioni agli insegnanti, i bambini pasticcino il cibo anche se non lo mangiano: così se ne può destinare meno ai bisognosi.

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