L'industria svizzera sta bene
Ma recluta meno comaschi

La crisi si fa sentire oltre confine, ecco come la si combatte. Ma Unia sottolinea: si allarga la ricerca di manodopera

COMO L'industria svizzera sta bene, anche se la crisi si fa sentire. Ma allora perché al centro impiego di Como si vedono i nostri lavoratori reduci da un licenziamento?

Perché la ricerca di manodopera si estende ormai anche ad altre zone d'Europa, oltre alla fascia di confine. Sono stati diffusi in questi giorni i dati relativi alla produzione e al giro d'affari elvetici nell'ultimo trimestre 2012. Entrambi gli indicatori hanno visto una crescita rispettivamente dell'1,7% e del 3,1% su base annua. E mentre è calato del 2,4% l'afflusso di nuove commesse, sono rimaste invariate le ordinazioni in portafoglio.

«Con l'entrata in vigore degli accordi bilaterali - commenta Sergio Aureli, del sindacato Unia - la manodopera a cui attinge la Svizzera non è più solo quella legata alle fasce di confine, ma all'Europa. Ecco perché molti lavoratori comaschi possono aver perso l'occupazione ma l'economia svizzera restare, comunque, in buona salute».

Del resto, «la crisi si sta sentendo anche nella Confederazione elvetica - precisa Aureli - anche se in modo meno accentuato. Le aziende svizzere non sono schiacciate da fisco e tasse opprimenti, dal momento che qui le imposte vengono pagate da tutti».

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