La Uil denuncia: frontalieri
sottopagati dagli italiani

Ma gli altri sindacati replicano: il dumping salariale è anche degli svizzeri, bisogna introdurre un minimo di 4mila franchi

COMO Sottopagati dagli stessi italiani? Il problema esiste in Ticino per i frontalieri secondo la Uil.

«Nella mia esperienza, in cui ho visto passarmi davanti centinaia di frontalieri, spesso vittime di dumping salariale - spiega Roberto Cattaneo, responsabile frontalieri Uil - ho constatato che, in otto casi su dieci, sono proprio gli imprenditori italiani che aprono attività in Svizzera a dare alla manodopera frontaliera retribuzioni non idonee al costo della vita elvetico».

Un punto di vista che viene appoggiato tra i denti dalle altre sigle sindacali ma che nessuno si sente di abbracciare totalmente.

«Ho trattato anch'io casi di frontalieri vittime di dumping ingaggiati nel commercio da imprenditori italiani - commenta infatti Carlo Maderna, frontalieri Cisl - ma conosco anche casi di aziende svizzere che inoltrano offerte a nostri connazionali e poi puntano al ribasso sui salari».

Gli svizzeri non si scompongono. «Con i distaccati non in regola e i falsi "padroncini" è una guerra continua - sostiene Bruno Zarro, Associazione interprofessionale di controllo - seppure si rischiano fino a 5mila franchi di multa e l'interdizione ad entrare in Svizzera». E c'è chi insiste: serve il salario minimo, di 4mila franchi.

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