Espulso il freelance comasco
Adesso è in salvo a Istanbul

Ieri ha lasciato l’Iraq con un volo da Baghdad. Oggi il rientro in Italia

Prima il forzato addio a Falluja, poi via anche da Baghdad. Il free-lance comasco Luca Marchiò, 33 anni, è stato imbarcato ieri dalla polizia irachena sul volo per Istanbul delle 13 e ora è al sicuro in Turchia. Oggi rientrerà in Italia, probabilmente a Milano, con il primo aereo disponibile. La conferma è arrivata telefonicamente dal consigliere dell’Ambasciata italiana di Baghdad, Renato DiPorcia, nel primo pomeriggio di ieri. Proprio il funzionario italiano, che ha seguito fin dall’inizio la complessa vicenda diplomatica rassicurando tutti sulle condizioni di salute diMarchiò («sta bene, è stato trattato bene»), ha voluto ringraziare le autorità irachene, che «hanno ospitato il giornalista per la notte e lo hanno poi aiutato nelle procedure di imbarco». Una garbata metafora per non usare il termine «espulsione», utilizzato invece il giorno prima dal generale Abd al-Kharim Khalaf, portavoce del Ministero degli Interni. Marchiò, infatti, sarebbe entrato in Iraq dal Kurdistan con un «semplice lasciapassare rilasciato da rappresentanti della regione autonoma», pertanto non valido, e dopo il fermo a un check-point alle porte di Falluja sono state avviate le pratiche per l’espatrio. Di Porcia è stato l’unico, ieri, a potersi mettere in contatto con lui. Anche i genitori Daniele e Marinella hanno provato inutilmente, per ore e ore, a chiamarlo. «Probabilmente - ha abbozzato papà Daniele - aveva la batteria del cellulare scarico. In ogni caso saperlo a Istanbul ci ha ulteriormente tranquillizzato. Lo aspettiamo domani (oggi, ndr), speriamo arrivi direttamente a Milano». Il telefono della loro casa di via Anzani, in compenso, non ha smesso un minuto di squillare: Ansa, Rai, Corriere, Oggi...
La storia del «primo turista entrato a Falluja dal 2003», data dell’invasione americana, ha fatto ieri il giro del mondo ed è stata raccontata da tutti i quotidiani italiani (ieri sera il Tg 1 delle 20.30 ha realizzato un servizio su Marchiò a Falluja) e anche internazionali. Ne ha parlato per primo il celebre New York Times raccontando la sua storia. L’avventura del giornalista che ha spiegato, quasi sorpreso da tanta attenzione: «Va tutto bene, volevo solo vedere la realtà di questo Paese».
Il suo nome è ora ripreso in decine di siti internet e blog. Su un sito di militari americani un marines scrive: «It’s really hard not to love italians» (è davvero difficile non amare gli italiani), ma la notizia è rimbalzata anche in Medio Oriente (in alcuni casi su internet la si trova in lingua araba), in Turchia («Falluja’s strange visitor: a western tourist»), in Inghilterra («The Examiner») e ancora sul «South China Morning Post», in Australia e in Germania («Die Welt»). Chissà se si aspettava tanto clamore quando si è qualificato come semplice «tourist» al check-point di Falluja...

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