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Giovedì 14 Maggio 2009
Hanno venduto i pullman Spt
a un quinto del prezzo d’acquisto
Stando alla tabella dei mezzi ceduti sei pullman sono passati di mano gratuitamente
E prima del faccia a faccia con Carioni, il presidente Gandola è tornato a difendersi
Tre bus nuovi e altrettanti usati regalati dalla Spt pubblica a quella privata. È quanto appare nella tabella allegata al contratto con cui la Società Pubblica Trasporti ha venduto il ramo d’azienda Granturismo e Noleggi a una srl nata ad hoc. E si scopre che un parco mezzi - più qualche altro bene - pagato oltre un milione e 900mila euro dalla Spa interamente partecipata dagli enti pubblici, è passato di mano a un quinto del valore iniziale.
I BUS VENDUTI Allegato M del contratto di vendita. Sotto la voce «Situazione patrimoniale al 31 dicembre 2008» si trova l’elenco degli autobus e delle auto passate di mano.
Si parte con un bus Renault da 53 posti comprato nel 1996 da Spt per l’equivalente di 199.926 euro e passato attraverso a manutenzioni per oltre 10mila euro. Si prosegue con un Iveco 391 Domino da 55 posti del 2000 comprato per 185.924 su cui sono state effettuate manutenzioni per oltre quattromila euro.
E ancora: bus modello Tiziano del 2000 (180mila euro per 55 posti), minibus Iveco del 2003 (59mila per 16 posti), Ayats bipiano del 2003 (341mila per 77 posti), furgone Mercedes sprint del 2005 (73mila), bus Ayats atlantis del 2005 (257mila per 55 posti) e Bmc probus (157mila per 34 posti). Totale autobus nuovi: valore di acquisto 1.471.610,80. Costo residuo fiscale (ovvero il dato preso a riferimento per stabilire l’entità del valore della cessione): 425.928.34. Sul fronte usato: quattro bus (uno dei quali, immatricolato nel 1991, da 74 posti), valore acquisizione totale 382.989,86, costo residuo fiscale (e quindi valutazione pro cessione) 76.762,20.
AUTO A COSTO ZERO Nell’elenco degli automezzi ceduti compare anche una Lancia Thesis 2400 Executive comprata nel 2003 per 33.264,63 euro e il cui costo residuo fiscale è stato fissato, nell’allegato M, a zero. Ricapitolando: valore acquisizione 1.928.367,05, costo residuo fiscale 506.474,54, minusvalenza 106.474,54, valore cessione: 400mila euro.
IL CASO IN PROVINCIA Nel frattempo ieri Gianandrea Gandola, presidente di Spt Spa (e da qualche mese anche direttore di esercizio di Spt srl) si è trovato faccia faccia con il presidente dell’amministrazione provinciale Leonardo Carioni, uno dei pochi politici del centrodestra, per non dire l’unico, ad avere esplicitamente espresso forti perplessità e una posizione critica sulla vicenda della cessione del ramo d’azienda, auspicando chiarimenti nel più breve tempo possibile. Carioni al termine dell’incontro con Gandola ha rilasciato poche ed essenziali dichiarazioni: «Ho semplicemente chiesto al presidente di Spt Spa la disponibilità a presentarsi a un’audizione in commissione in Provincia. A questo punto non intendo commentare altro. Mi affido ai lavori di approfondimento della commissione che si riunirà settimana prossima. Bisogna solo fissare il giorno». In serata si è appreso che il giorno fissato sarebbe, con ogni probabilità, martedì 19.
LE RISPOSTE Molte delle risposte alle richieste di chiarimenti sulla vicenda della vendita del ramo noleggi, Gandola le ha date l’altro ieri sera nell’intervista in diretta televisiva su Etv. Ma ieri il presidente della holding ha voluto comunque convocare una conferenza stampa per rispondere a ulteriori interrogativi.
A proposito della domanda che il consigliere Donato Supino aveva sollevato nel corso dell’ultimo consiglio comunale - cioè se a Gandola spettasse un compenso per la cessione del ramo d’azienda - il manager ha detto chiaramente di «no». Con altrettanta fermezza Gandola ha risposto anche alla domanda se crede che sia stata data al bando di gara la maggiore evidenza possibile: «Sì».
Infine è stato toccato anche uno dei nodi che ha suscitato le maggiori polemiche, cioè l’incarico di direttore d’esercizio che Gandola ha assunto nella società che ha rilevato il ramo noleggi: «Si tratta di un incarico a tempo definito che manterrò finché un dipendente dell’azienda non supererà gli esami per l’autorizzazione a svolgere questo ruolo». La carica di direttore di esercizio, infatti, necessita di autorizzazioni ministeriali che si possono ottenere solo attraverso determinati esami e titoli.
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