San Donnino e il grande museo:
l’incognita dei costi e dei vincoli

Gaddi: «Naturale prosecuzione della Pinacoteca, ma l’edificio così non va»

Lo Stato ha chiesto al Comune se è intenzionato ad acquistare l’ex carcere di San Donnino in via Diaz e l’ex sede della Finanza in via Volta. E nei giorni scori è stato Palazzo Cernezzi inviare una risposta per sapere il costo.
L’assessore all’Urbanistica Roberto Rallo ha già detto che per l’ex carcere potrebbe prospettarsi il prolungamento della Pinacoteca creando così una sorta di quartiere dell’arte.
L’assessore alla Cultura, Sergio Gaddi, promuove a pieni voti l’idea dal punto di vista culturale, ma a condizione che l’immobile non sia vincolato. «Premesso che dal punto di vista patrimoniale non ho notizie - spiega Gaddi - dal punto di vista strettamente culturale dico che la possibilità di spazi sarebbe certamente utile. Non ci devono però essere pretese di conservazione dell’edificio cosi com’è perché altrimenti sarebbe inutilizzabile. Le logiche espositive dello spazio moderno prevedono trasformazioni radicali e, quindi, con un notevole investimento. È una possibilità che apprendo a livello giornalistico e per questo mi limito a un’idea dal punto di vista funzionale».
In pratica i nodi sono tutti sul costo per l’acquisizione (si parla di una stima di circa 4 milioni di euro), sull’esistenza o meno di vincoli e sull’eventuale spesa necessaria per la trasformazione dell’immobile.
«È chiaro - aggiunge l’assessore - che l’espansione della Pinacoteca sarebbe la più naturale destinazione per l’ipotesi del museo del ’900, ma è evidente che bisogna avere mano libera per l’edificio perché attualmente la struttura non è assolutamente idonea. Acquisendo l’ex carcere si avrebbe a disposizione un luogo vicino alla Pinacoteca. Nella nostra idea la Pinacoteca andrebbe resa autonoma dal resto del sistema museale poiché vive con le esposizioni temporanee molto più che con le collezioni permanenti. Va quindi pensata con la logica di uno spazio vivo, con caffetteria e ristoro e con una direzione capace di organizzare continuamente mostre. Oggi l’ientità culturale di Como è decisamente più forte e riconoscibile che non in passato». Il vecchio carcere è stato dismesso nel 1985 quando è stato costruito ad Albate, in un’area verde in periferia, il Bassone. Da allora si pone la questione dello spazio inutilizzato di San Donnino.

© RIPRODUZIONE RISERVATA