Ticosa, 482 giorni di paralisi
Il Pd all'attacco: "Iter pasticciato"

Gaffuri: "La colpa? Di un contratto preliminare fatto in fretta e furia per assicurare lo spot elettorale dell’abbattimento della vecchia stamperia"

COMO - Gli ultimi detriti della ex Ticosa sono arrivati nella discarica di Pozzolo Formigaro, a pochi chilometri da Novi Ligure il 21 marzo del 2008. Da allora sui 41mila metri quadrati incastonati tra via Grandi e via Regina non si è registrato nulla di nuovo. Soltanto le analisi preliminari per verificare i veleni presenti nel sottosuolo che andrà bonificato. Dall’ultimo camion sono passati 482 giorni. E adesso il rischio è quello che il cantiere arrivi alla paralisi definitiva e a un contenzioso legale nelle aule di tribunale tra il Comune e la società Multi (che si era aggiudicata la gara per l’acquisto dell’area). In questi 482 giorni sulla questione bonifica del sottosuolo la competenza in prima battuta era di Multi (lo prevede il contratto preliminare), poi Palazzo Cernezzi aveva deciso di occuparsene in prima persona, ma per farlo il contratto preliminare andava modificato. Nella giunta di giovedì il sindaco Stefano Bruni ha di fatto lanciato un ultimatum alla società italo olandese: «O fate la bonifica entro 15 giorni, oppure riscuoterò la fidejussione di 3 milioni di euro».
Ieri sulla vicenda sempre più intricata è intervenuto il leader del Pd Luca Gaffuri: «La presa di posizione del sindaco con cui vorrebbe dimostrae la forza del Comune di Como - ha detto - è l’ennesimo segno di debolezza per un iter pasticciato che ha avuto origine da un contratto preliminare fatto in fretta e furia per assicurare lo spot elettorale dell’abbattimento della Ticosa». Poi Gaffuri entra nel merito della questione e del carteggio che vede contrapposti Comune e Multi ormai da qualche mese. «Speriamo - ha aggiunto - che il sindaco si sia avvalso di consulenze legali sufficientemente solide poiché ritengo che ci siano responsabilità evidenti da parte del Comune di Como rispetto ai ritardi sia sulla vicenda amianto (varietà crisotilo, scoperto mesi dopo la demolizione nei detriti che aveva portato al sequestro dell’area e a uno smaltimento in una discarica apposita prescritta dai carabinieri del Noe, ndr) sia sulla bonifica sia sulla tardiva e non ancora avvenuta approvazione del piano integrato di intervento». Il PII, infatti, è stato adottato dalla giunta e discusso in commissione, ma non è arrivato in consiglio comunale (è stato rinviato a dopo la pausa estiva) dove dovrà essere prima adottato e, trascorso il tempo per le osservazioni, ritornare per l’approvazione definitiva che significa anche l’incasso dei 14 milioni di euro.
I tempi, però, rischiano di allungarsi ancora e molto dipenderà dall’esito del braccio di ferro in corso sulla bonifica. Giovedì prossimo, intanto, è fissato un vertice in Comune per la riapertura della procedura di vas (valutazione ambientale strategica) necessaria dopo l’aumento delle altezze.
Se si arriverà alla paralisi definitiva Gaffuri non ha dubbi sul destino dell’amministrazione Bruni: «Se si arriverà al blocco Bruni da una parte si deve dimettere e, dall’altra, dovrà rispondere di eventuali responsabilità patrimoniali che dovessero essere accertate».

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