
Homepage / Como città
Mercoledì 22 Luglio 2009
Allarme per l’influenza suina
A rischio 40mila comaschi
I più esposti i lavoratori dell’industria. Consegna del silenzio dell’Asl
«Il 10% della popolazione giovane e adulta progressivamente colpita dalla febbre suina? E’ una previsione sostenibile, ma per il momento è un azzardo calcolare gli effetti sull’economia», osserva la direttrice sanitaria dell’azienda ospedaliera Sant’Anna, Laura Chiappa, medico chirurgo specializzata in igiene ed organizzazione dei servizi. In effetti, bisognerà verificare quanto tempo il virus si prenderà per colpire e con quali ritmi. Per l’influenza stagionale, le settimane di vigilanza sono 33, da ottobre ad aprile compresi e il picco si registra a fine gennaio: quest’anno, su dati nazionali ai quali contribuisce anche Como, nella quarta settimana di gennaio, risultava colpito dal virus invernale il 6,23 per mille della popolazione tra i 14 e i 64 anni; il 3,38 per mille degli ultra65enni, il 23 per mille dei bambini tra gli zero e i 4 anni, il 18 per mille fra i 5 e i 14 anni. La Asl che nel caso della febbre suina, mantiene “la consegna del silenzio” è invece un rullo compressore per le vaccinazioni: contro l’influenza, in collaborazione con i medici di medicina generale e di comunità, l’anno scorso ha vaccinato 30.000 persone, in crescita continua.
«Per le vaccinazioni, prevalgono le ragioni sanitarie, ma sono eseguite anche perchè non venga a mancare la forza lavoro – sottolinea la dottoressa Chiappa – e nel caso della febbre suina, quando sarà disponibile il vaccino, sarà data la precedenza agli addetti ai servizi essenziali. E se qualunque ipotesi sugli effetti socioeconomici rappresenta una scommessa, bisogna pur dire che la popolazione non dispone di anticorpi per reagire alla nuova influenza e si potrebbero presentare situazioni anomale. Ma non c’è motivo di allarmismo».
Maria Castelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA