Creditori sul piede di guerra
Ibs, pronta l’azione collettiva

Aria di class action attorno alla vicenda di Ibs, la finanziaria volatilizzatasi nel nulla con i soldi dei clienti. Diversi studi legali di Como si sono attivati chiedendo informazioni in Procura, dove sono confluiti i primi esposti mossi nei confronti del vertici della spa. Manca un elenco completo dei creditori e degli importi rivendicati

COMO Aria di class action attorno alla vicenda di Ibs, la finanziaria volatilizzatasi nel nulla con i soldi dei clienti. Diversi studi legali di Como si sono attivati chiedendo informazioni in Procura, dove sono confluiti i primi esposti mossi nei confronti del vertici della spa, una società di intermediazione mobiliare che risultava iscritta alla Camera di Commercio di Como dall’agosto del 2005. Quello che manca, per il momento, è un elenco completo dei creditori e degli importi rivendicati ma non passa giorno senza nuove segnalazioni.
Ad avere scommesso con fiducia su Ibs non erano soltanto enti pubblici o associazioni di categoria: a uno studio legale comasco si è rivolto un facoltoso investitore che, se tutto andrà come i presupposti lasciano intendere, dirà addio a circa mezzo milione di euro. È in buona compagnia. Ci sono altri piccoli artigiani, negozianti, lavoratori dipendenti che, come lui, hanno creduto nel progetto di Ibs. Arrivano per la maggior parte dalle province di Monza e di Milano e furono convinti della bontà dell’investimento perché, prima ancora, si fecero convincere della bontà del programma utilizzato. Secondo ex collaboratori della società di piazza Grimoldi, si trattava di un programma che, interpretando i movimenti del Forex - cioè il mercato internazionale valutario - consentiva di inanellare più guadagni consecutivi, dribblando le fasi di ribasso, agendo per di più su un mercato di gran lunga meno volatile della borsa e non tassato. Chi guadagna sul forex non ha infatti nessun prelievo fiscale sul cosiddetto capital gain.
Sempre ieri, intanto, si è avuta definitiva conferma di un’azione intentata da un gruppo di promoter finanziari padovani, decisi a tutelare la propria immagini. Non sono gli unici: altri optrebbero seguirli a ruota mentre si attendono anche azioni da parte dei vari enti pubblici e delle associazioni coinvolte. Tra questi ricordiamo un gruppo di una ventina di artigiani della provincia di Venezia (si parla di circa 800mila euro), l’amministrazione provinciale di Palermo - che avrebbe peraltro già tentato di disinvestire i propri soldi senza riuscirci - l’amministrazione regionale pugliese e un numero ancora imprecisato di piccoli Comuni finiti nella rete piuttosto ben distesa dei collaboratori di Ibs che aveva, lo ricordiamo, sedi in diverse regioni del Paese.
Sul sito internet (www. ibsforex. it, tuttora accessibile) sono indicate ancora le banche d’appoggio. Sono la Invest Banca di Empoli, la Banca Popolare di Monza e Brianza, del Gruppo Veneto banca, e la Cassa Rurale ed Artigiana di Cantù, ovviamente tutte estranee alla vicenda. Il meccanismo prevedeva che il cliente Ibs aprisse un conto presso uno di questi istituti, consentendo ai "traders" della spa di piazza Grimoldi di accedervi per le operazioni di compravendita di valuta sul Forex. «I conti sono intestati ai clienti quindi in qualsiasi momento, vista l’irreperibilità del mandante Ibs, siamo in grado di liquidare le posizioni a loro intestate», ha detto Stefano Sardelli, direttore Generale della toscana Invest Banca. Il problema è un altro, e riguarda naturalmente l’ammontare delle somme rimaste sui conti, in qualche caso, così sembra, prossime allo zero.
Infine la Procura di Como. Le denunce sono confluite sulla scrivania del sostituto procuratore Massimo Astori, anche se per il momento non si sa ancora per quale ipotesi di reato il magistrato intenda procedere. A vuoto, per il terzo giorno consecutivo, ogni tentativo di prendere contatti telefonici sia con qualcuno dei membri del cda, sia con qualcuno dei soci.
Stefano Ferrari

© RIPRODUZIONE RISERVATA