Lotta al fumo solo sulla carta
Cattivo esempio dai docenti

Non solo controllo ma anche prevenzione nelle scuole di Como per risolvere il problema del fumo. Tanti i progetti che in questi anni hanno visto come protagonisti l’Asl, con le sue competenze mediche, e l’Ufficio scolastico provinciale, per il contatto con le scuole

COMO Non solo controllo ma anche prevenzione nelle scuole di Como per risolvere il problema del fumo. Tanti i progetti che in questi anni hanno visto come protagonisti l’Asl, con le sue competenze mediche, e l’Ufficio scolastico provinciale, per il contatto con le scuole. Si parte dalle elementari, dove già si possono trovare i primi fattori di rischio per un successivo uso di sostanze psicoattive (individuali e sociali) fino ad arrivare alle superiori dove al fumo si può sommare anche l’abuso, ancor più grave, di alcol e stupefacenti. «Come gli anni scorsi anche quest’anno - fanno sapere dall’ufficio stampa dell’Azienda sanitaria locale di Como - stiamo attivando numerosi progetti di prevenzione che sono ancora in fase di definizione e di accordo con l’Usp e che coinvolgeranno docenti e alunni».
Come incontri di medici con le classi per illustrare i danni che il fumo può provocare, soprattutto fra i più giovani. «Nella mia scuola - dice Graziella Cotta, preside dell’istituto comprensivo di Como-Borgovico - i progetti di prevenzione che partono dalla terza media prevedono visite al consultorio per studiare l’argomento delle dipendenze assieme ai docenti di scienze e lettere cui è affidato l’approfondimento in classe».
Una prevenzione che, per alcuni alunni arriva a vizio iniziato: «Anche se - sottolinea la preside - è severamente vietato fumare in tutto il perimetro della scuola, cortile compreso, e nessun alunno si è mai sognato di infrangere questo divieto sappiamo, dai pacchetti nascosti negli zaini e dall’odore di fumo, che è proprio a partire alle medie che molti alunni iniziano».
Diversa invece la situazione alle superiori dove, ad eccezione del «Gallio» che ha introdotto quest’anno il divieto, nelle altre scuole viene tollerato ma solo all’intervallo nel cortile. «In base alle leggi nazionali - dice il preside del "Giovio" Sergio de Felici - il divieto di fumare vige solo negli spazi chiusi e non all’aperto. Nostro compito è quello di mostrare ai ragazzi i danni che il tabacco può provocare e controllare che nessuno fumi sostanze illegali». Sulla stessa linea anche il vicepreside dell’Itis «Magistri Cumacini» Saverio Fresca: «Abbiamo istituito una commissione di docenti che si occupa di prevenzione in accordo con l’Asl ma permettiamo agli alunni di fumare nel cortile. Abbiamo tuttavia montato numerose telecamere per sorvegliare il perimetro della scuola anche per evitare il consumo di sostanze stupefacenti di cui probabilmente fuori da scuola alcuni ragazzi fanno uso».
Parziale eccezione per l’Ipsia «Ripamonti» dove vige il divieto di fumare anche durante l’intervallo. «Tecnicamente - precisa il dirigente Pasquale Clemente - non si potrebbe fumare nemmeno in cortile. Un divieto che, molto spesso, viene infranto in primis da molti insegnanti che hanno questo vizio e che, all’intervallo, concedono agli alunni una sigaretta invitandoli per lo meno ad allontanarsi di qualche metro dalla struttura scolastica e dai compagni non fumatori. Per il resto non abbiamo istituito nessuna “guardia del fumo” che sorvegli i ragazzi ma una commissione di “educazione alla salute” che, con l’aiuto di medici e psicologi, faccia prevenzione attiva all’interno delle aule». Per far capire a tutti quanto possano essere dannosi dei vizi che, a molti giovani che si fermano alle apparenze, sembrano innocui e perfino scontati.
Matteo Borghi

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